Discorso di Papa Francesco all’incontro di preghiera per la pace.
Discorso di Papa Francesco all’incontro di preghiera per la pace.
«L’invocazione della pace non può essere soppressa: sale dal cuore delle madri, è scritta sui volti dei profughi, delle famiglie in fuga, dei feriti o dei morenti. E questo grido silenzioso sale al Cielo. Non conosce formule magiche per uscire dai conflitti, ma ha il diritto sacrosanto di chiedere pace in nome delle sofferenze patite, e merita ascolto. Merita che tutti, a partire dai governanti, si chinino ad ascoltare con serietà e rispetto. Il grido della pace esprime il dolore e l’orrore della guerra, madre di tutte le povertà».
Lo ha detto Papa Francesco nel suo discorso all’incontro di preghiera per la pace con i leader cristiani e delle religioni mondiali, tenutosi ieri presso il Colosseo a Roma. Quest’anno in particolare la preghiera è diventata un grido, in quanto la pace è gravemente violata proprio in Europa, nel continente che nel secolo scorso ha vissuto le tragedie dei due conflitti mondiali e che ora sta entrando nel terzo. Ma ogni guerra, insegna il Novecento, lascia il mondo peggiore di come lo ha trovato e si rivela un fallimento della politica e dell’umanità. Per di più, si sta verificando quello che mai avremmo voluto ascoltare: la minaccia dell’uso delle armi atomiche, che dopo Hiroshima e Nagasaki si è colpevolmente continuato a produrre e sperimentare.
La pace, ha continuato il pontefice, è nel cuore delle religioni, nelle loro scritture e nel loro messaggio. Nel silenzio della preghiera si alza il grido della pace, soffocato in tante regioni del mondo dai disegni dei potenti della Terra e spesso zittito non solo dalla retorica bellica, ma anche dall’indifferenza. Ma esso trova ascolto in Dio, che è attento alla voce di chi non ha voce e persegue i sui disegni immutabili «di pace e non di sventura» (Ger 29,11). Questo dono divino all’umanità dev’essere accolto e coltivato dagli uomini e dalle donne, non cadendo nella trappola dell’odio per il nemico. I conflitti vanno disinnescati con l’arma del dialogo.
Il Papa ha terminato il suo intervento ricordando la grave crisi internazionale dell’ottobre 1962, quando sembravano vicini uno scontro militare e una deflagrazione nucleare. San Giovanni XXIII fece questo appello: «Noi supplichiamo tutti i governanti a non restare sordi a questo grido dell’umanità. Che facciano tutto quello che è in loro potere per salvare la pace. […] Eviteranno così al mondo gli orrori di una guerra, di cui non si può prevedere quali saranno le terribili conseguenze. […] Promuovere, favorire, accettare i dialoghi, a tutti i livelli e in ogni tempo, è una regola di saggezza e di prudenza che attira la benedizione del cielo e della terra» Dopo sessant’anni, queste parole suonano di impressionante attualità.
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