Le consacrazioni secolari santificano le attività quotidiane per ricapitolare tutto in Cristo

Discorso di Papa Francesco sugli istituti secolari e sulle oblate.

«Essere consacrati in un Istituto secolare non significa rifugiarsi in una “terra di mezzo”, ma condividere pienamente, come Gesù, la condizione della gente comune, la quotidianità del lavoro, della casa, delle relazioni di vicinato, e così via, tutto animato dalla luce della fede, dal calore della carità, dall’orizzonte della speranza. È vivere lo spirito dell’Incarnazione nel tempo e nel luogo in cui Dio ci ha posto, assumendo la realtà con cuore aperto, per seminare l’amore del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.»

È così che Papa Francesco ha descritto la secolarità nel suo discorso ai membri dell’Istituto Secolare Cooperatrici Oblate Missionarie dell’Immacolata, tenuto nell’incontro di sabato organizzato in occasione dei settant’anni dalla nascita dell’istituto e dei vent’anni dalla sua approvazione pontificia. In effetti, ha continuato il pontefice, anche le azioni ordinarie di Gesù avevano un valore divino, in linea con gli scopi di redenzione per cui si è incarnato. La stessa cosa deve avvenire per i componenti degli istituti secolari e per i laici a essi associati: le attività comuni, di per sé, non sono un apostolato diretto, ma lo possono diventare ogni giorno. In particolare, sono i luoghi dove le persone soffrono e le situazioni a rischio a essere propizie alla consacrazione secolare, e al suo contributo alla storia della salvezza.

Il Papa ha successivamente indicato tre atteggiamenti secondo i quali declinare la santità a cui sono chiamate le oblate. Innanzitutto, esse devono essere pronte («Siate pronti con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese», Lc 12,35) per vivere pienamente il presente cogliendovi la promessa di eternità. Questo lo si può fare quando si è completamente donati a Dio e ai fratelli, alimentando questa relazione con la preghiera. Poi, devono essere totalmente donate (oblate) a Cristo per identificarsi spiritualmente con Lui. Questa un’appartenenza esclusiva, generosa, senza riserve non deve mai portare a puntare lo sguardo sul proprio impegno, ma sempre sulla grazia del suo dono. Infine, il terzo atteggiamento è essere fiduciose in Dio come lo è stata Maria, imitandola nell’ascolto e nell’accoglienza della Sua volontà.

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