Discorso di Papa Francesco alla Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori.
Discorso di Papa Francesco alla Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori.
«Laddove la vita è stata ferita, siamo chiamati a ricordare il potere creativo di Dio di far emergere la speranza dalla disperazione e la vita dalla morte. Il terribile senso di perdita provato da tanti a causa degli abusi può sembrare a volte troppo pesante da sopportare. […] Ma il Signore, che in ogni tempo fa nascere cose nuove, può ridare vita alle ossa inaridite (cfr Ez 37,6). Perciò anche quando il cammino da percorrere è arduo e faticoso, vi esorto a non bloccarvi, a continuare a tendere la mano, a cercare di infondere fiducia in coloro che incontrate e che condividono con voi questa causa comune».
Questa è la prima delle tre indicazioni che ieri Papa Francesco ha dato ai membri della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori, nel primo incontro con loro da quando questo organismo è stato istituito presso il Dicastero per la Dottrina della Fede. Il pontefice ha sottolineato come oggi «nessuno può dire onestamente di non essere toccato dalla realtà degli abusi sessuali nella Chiesa», per cui chi si occupa di tali problemi dovrebbe tenere a mente questo e altri principi, considerandoli come parte di una spiritualità di riparazione. Questo è il secondo:
«Tante vittime rimangono avvilite per il fatto che un abuso avvenuto molti anni fa crea ancora oggi ostacoli e spaccature nelle loro vite. […] Ciò che si è infranto non deve rimanere a pezzi. La creazione ci dice che tutte le parti della nostra esistenza sono collegate in modo coerente, e la vita di fede collega addirittura questo mondo con quello che verrà! Tutto è collegato. Il mandato ricevuto da Gesù da parte del Padre è che di tutto ciò nulla e nessuno vada perduto (cfr Gv 6,39). Laddove dunque la vita si è spezzata, vi chiedo di contribuire concretamente a ricongiungerne i pezzi, nella speranza che quanto è frantumato si possa ricomporre».
Riparare i tessuti lacerati, ha continuato il Papa, è un atto redentivo del servo sofferente che non ha evitato il dolore, ma ha preso su di sé ogni colpa. Questa è la via della croce di Cristo. La Chiesa deve rimediare così al danno fatto alle generazioni passate e a coloro che continuano a soffrire, considerando anche che nei Paesi che non possono contare su programmi di tutela ci sono persone che soffrono in silenzio. Quindi, Francesco esorta
«a coltivare in voi il rispetto e la gentilezza di Dio. La poetessa e attivista nordamericana Maya Angelou ha scritto: “Ho imparato che la gente dimenticherà quello che hai detto, la gente dimenticherà quello che hai fatto, ma la gente non dimenticherà mai come l’hai fatta sentire”. Siate dunque delicati nel vostro agire, sopportando gli uni i pesi degli altri (cfr Gal 6,1-2), senza lamentarvi, ma pensando che questo momento di riparazione per la Chiesa lascerà il posto a un altro momento della storia della salvezza».
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