Fate coro! L’università è la scuola della consonanza tra voci e strumenti diversi

Discorso di Papa Francesco alle università e istituzioni pontificie romane.

«Fate coro!», ha detto Papa Francesco a rettori, docenti, studenti e personale delle università e istituzioni pontificie romane, incontrati questo sabato in Vaticano. Riprendendo nel suo discorso questa esortazione del santo vescovo e martire Ignazio di Antiochia, egli ha voluto sottolineare come l’ambiente accademico sia la scuola dell’accordo e della consonanza tra voci e strumenti diversi. Come diceva san John Henry Newman, in questo luogo i diversi saperi si esprimono in sintonia, si completano, si correggono, si bilanciano l’un l’altro. Questa armonia, ha proseguito il pontefice, chiede prima di tutto di essere coltivata in sé stessi, seguendo le tre intelligenze necessarie che vibrano nell’anima umana: quella della mente, quella del cuore e quella delle mani, ovvero quello che si pensa, quello che si sente e quello che si fa.

Il Papa si è soffermato a parlare dell’intelligenza delle mani, la più sensoriale ma non per questo la meno importante. Ha raccontato quindi un aneddoto personale: «La prima volta che sono uscito in Piazza, da Papa, mi sono avvicinato ad un gruppo di ragazzi ciechi. E uno mi disse: “Posso vederla? Posso guardarla?” Io non capii. Sì – gli ho detto. E con le mani cercava… mi ha visto toccandomi con le mani». Nella lingua italiana, il verbo “prendere”, che indica un’azione tipicamente manuale, è la radice di parole come “comprendere”, “apprendere”, “sorprendere”, che invece descrivono atti del pensiero. Mentre le mani prendono, la mente apprende e comprende e il cuore si lascia sorprendere. Perché questo avvenga, occorrono però mani sensibili, dedite all’incontro, alla misericordia, alla preghiera.

«Guardiamo le mani di Cristo. Con esse Egli prende il pane e, recitata la benedizione, lo spezza e lo dà ai discepoli, dicendo: “Questo è il mio corpo”. Poi prende il calice e, dopo aver reso grazie, lo offre loro dicendo: “Questo è il mio sangue” (cfr Mc 14,23-24). Cosa vediamo? Vediamo mani che, mentre prendono, ringraziano. Le mani di Gesù toccano il pane e il vino, il corpo e il sangue, la vita stessa, e rendono grazie, prendono e ringraziano perché sentono che tutto è dono del Padre. […] Facciamo dunque armonia in noi stessi, rendendo anche le nostre mani “eucaristiche” come quelle del Cristo e accompagnando il tatto, in ogni contatto e presa, con un’umile, gioiosa e sincera gratitudine».

Infine, nel suo discorso Papa Francesco chiede di fare coro anche tra le diverse componenti delle comunità e istituzioni accademiche. Il loro numero è cresciuto nel corso dei secoli, ma oggi, bisogna prenderne atto, il calo di allievi e insegnanti rischia di far disperdere energie preziose. Urge dunque avviare un processo che porti a una sinergia effettiva, stabile e organica, lasciando da parte l’autoreferenzialità e accogliendo la sfida di aprirsi a sviluppi coraggiosi inediti, perché «la realtà è più importante dell’idea».

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