Non si può onorare il Creatore senza custodire la sacralità di ogni vita umana

Visita apostolica negli Emirati Arabi Uniti: le parole di Papa Francesco all’incontro interreligioso e alla messa.

“Il punto di partenza è riconoscere che Dio è all’origine dell’unica famiglia umana. Egli, che è il Creatore di tutto e di tutti, vuole che viviamo da fratelli e sorelle, abitando la casa comune del creato che Egli ci ha donato. Si fonda qui, alle radici della nostra comune umanità, la fratellanza, quale «vocazione contenuta nel disegno creatore di Dio». Essa ci dice che tutti abbiamo uguale dignità e che nessuno può essere padrone o schiavo degli altri. Non si può onorare il Creatore senza custodire la sacralità di ogni persona e di ogni vita umana. […] Nel nome di Dio Creatore, dunque, va senza esitazione condannata ogni forma di violenza, perché è una grave profanazione del Nome di Dio utilizzarlo per giustificare l’odio e la violenza contro il fratello.”

Ricordando l’ottavo centenario dell’incontro tra san Francesco di Assisi e il sultano Malik al-Kamil, Papa Francesco si è rivolto così ai settecento leader religiosi all’incontro interreligioso di lunedì sulla fratellanza umana presso il Founder’s Memorial di Abu Dhabi, in occasione dello storico viaggio apostolico negli Emirati Arabi Uniti. Egli continua la sua riflessione ricordando che la tentazione di giudicare gli altri come nemici e avversari va continuamente estromessa dalla condotta religiosa. Senza dimenticare che la fratellanza si esprime nella molteplicità e nella differenza e non nell’uniformità forzata, è necessario garantire la pluralità religiosa. Il Papa ricorda poi un passaggio della Nostra aetate: «Non possiamo invocare Dio come Padre di tutti gli uomini, se ci rifiutiamo di comportarci da fratelli verso alcuni tra gli uomini che sono creati ad immagine di Dio».

“Se crediamo nell’esistenza della famiglia umana, ne consegue che essa, in quanto tale, va custodita. Come in ogni famiglia, ciò avviene anzitutto mediante un dialogo quotidiano ed effettivo. Esso presuppone la propria identità, cui non bisogna abdicare per compiacere l’altro. Ma al tempo stesso domanda il coraggio dell’alterità, che comporta il riconoscimento pieno dell’altro e della sua libertà, e il conseguente impegno a spendermi perché i suoi diritti fondamentali siano affermati sempre, ovunque e da chiunque. Perché senza libertà non si è più figli della famiglia umana, ma schiavi. Tra le libertà vorrei sottolineare quella religiosa.”

Perché ciò sia una realtà concreta, occorrono dialogo, preghiera, educazione e giustizia. Inoltre, bisogna fare attenzione a uno sviluppo e a un progresso puramente utilitaristici, portatori di individualismo e indifferenza. Solo uno sviluppo integrale e coeso dispone un futuro degno dell’uomo. Papa Francesco conclude ricordando le attuali situazioni in Yemen, Siria, Iraq e Libia, esortando a contribuire attivamente a smilitarizzare il cuore delle persone.

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In questo clima di fraternità, storica è stata la messa che oggi Papa Francesco ha celebrato allo Zayed Sports City, sempre ad Abu Dhabi, a cui hanno partecipato decine di migliaia di cattolici, lavoratori migranti provenienti per lo più da India, Pakistan e Filippine. L’omelia affronta le Beatitudini.

“Se stai con Gesù, se come i discepoli di allora ami ascoltare la sua parola, se cerchi di viverla ogni giorno, sei beato. Non sarai beato, ma sei beato: ecco la prima realtà della vita cristiana. Essa non si presenta come un elenco di prescrizioni esteriori da adempiere o come un complesso insieme di dottrine da conoscere. Anzitutto non è questo; è sapersi, in Gesù, figli amati del Padre. È vivere la gioia di questa beatitudine, è intendere la vita come una storia di amore, la storia dell’amore fedele di Dio che non ci abbandona mai e vuole fare comunione con noi sempre. Ecco il motivo della nostra gioia, di una gioia che nessuna persona al mondo e nessuna circostanza della vita possono toglierci.”

Le singole Beatitudini capovolgono il pensare comune: beati sono i poveri e i miti, non i ricchi e i potenti. La vita di Gesù è il massimo esempio di cosa vuol dire servire, dare, essere giusti, portare nel mondo l’amore di Dio, senza gesti eclatanti. Seguire questa via non significa che si sarà sempre allegri e senza afflizioni, ingiustizie o sofferenze, ma ci si sentirà sicuri di non essere abbandonati dal Signore.

“Le Beatitudini sono allora una mappa di vita: non domandano azioni sovraumane, ma di imitare Gesù nella vita di ogni giorno. Invitano a tenere pulito il cuore, a praticare la mitezza e la giustizia nonostante tutto, a essere misericordiosi con tutti, a vivere l’afflizione uniti a Dio. È la santità del vivere quotidiano, che non ha bisogno di miracoli e di segni straordinari. Le Beatitudini non sono per superuomini, ma per chi affronta le sfide e le prove di ogni giorno. Chi le vive secondo Gesù rende pulito il mondo. È come un albero che, anche in terra arida, ogni giorno assorbe aria inquinata e restituisce ossigeno. Vi auguro di essere così, ben radicati in Cristo, in Gesù e pronti a fare del bene a chiunque vi sta vicino. Le vostre comunità siano oasi di pace.”

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