Gesù ha inaugurato il suo Regno ponendo i poveri al centro, ma ha affidato a noi il compito di portarlo avanti

Il messaggio di Papa Francesco per la III Giornata mondiale dei poveri, intitolato “La speranza dei poveri non sarà mai delusa”.

“«La speranza dei poveri non sarà mai delusa» (Sal 9,19). […] Il Salmista descrive la condizione del povero e l’arroganza di chi lo opprime (cfr 10, 1-10). Invoca il giudizio di Dio perché sia restituita giustizia e superata l’iniquità (cfr 10, 14-15). […] Nel momento della composizione di questo Salmo si era in presenza di un grande sviluppo economico che, come spesso accade, giunse anche a produrre forti squilibri sociali. […] Non è molto diverso oggi. La crisi economica non ha impedito a numerosi gruppi di persone un arricchimento che spesso appare tanto più anomalo quanto più nelle strade delle nostre città tocchiamo con mano l’ingente numero di poveri a cui manca il necessario e che a volte sono vessati e sfruttati. […] Passano i secoli ma la condizione di ricchi e poveri permane immutata, come se l’esperienza della storia non insegnasse nulla. Le parole del Salmo, dunque, non riguardano il passato, ma il nostro presente posto dinanzi al giudizio di Dio.”

Si apre con questa riflessione il messaggio di Papa Francesco per la III Giornata mondiale dei poveri, intitolato proprio “La speranza dei poveri non sarà mai delusa”. Il Papa prosegue elencando le molte forme di nuove schiavitù a cui sono sottoposti milioni di uomini, donne, giovani e bambini: famiglie costrette a lasciare la propria terra, giovani alla ricerca di una realizzazione professionale limitati da politiche economiche miopi, immigrati vittime di tanti interessi nascosti.

“Il contesto che il Salmo descrive si colora di tristezza, per l’ingiustizia, la sofferenza e l’amarezza che colpisce i poveri. Nonostante questo, offre una bella definizione del povero. Egli è colui che «confida nel Signore» (cfr v. 11), perché ha la certezza di non essere mai abbandonato. Il povero, nella Scrittura, è l’uomo della fiducia! L’autore sacro offre anche il motivo di tale fiducia: egli «conosce il suo Signore» (cfr ibid.), e nel linguaggio biblico questo conoscere indica un rapporto personale di affetto e di amore. […] È proprio questa confidenza nel Signore, questa certezza di non essere abbandonato, che richiama alla speranza. Il povero sa che Dio non lo può abbandonare; perciò vive sempre alla presenza di quel Dio che si ricorda di lui. Il suo aiuto si estende oltre la condizione attuale di sofferenza per delineare un cammino di liberazione che trasforma il cuore, perché lo sostiene nel più profondo.”

Per Papa Francesco, i muri che si stanno costruendo, illusioni di sicurezza, non potranno lasciare fuori per sempre i poveri. Il “giorno del Signore”, come descritto dai profeti (cfr Am 5,18; Is 2-5; Gl 1-3), distruggerà le barriere create tra Paesi e sostituirà l’arroganza di pochi con la solidarietà di tanti. Perché Gesù non ha avuto timore di identificarsi con i poveri: «Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40) e «Beati voi, poveri» (Lc 6,20): non si può sfuggire da questa identificazione senza annacquare la rivelazione del Vangelo.

“Gesù, che ha inaugurato il suo Regno ponendo i poveri al centro, vuole dirci proprio questo: Lui ha inaugurato, ma ha affidato a noi, suoi discepoli, il compito di portarlo avanti, con la responsabilità di dare speranza ai poveri. È necessario, soprattutto in un periodo come il nostro, rianimare la speranza e restituire fiducia. È un programma che la comunità cristiana non può sottovalutare. Ne va della credibilità del nostro annuncio e della testimonianza dei cristiani. […] La condizione dei poveri obbliga a non prendere alcuna distanza dal Corpo del Signore che soffre in loro. Siamo chiamati, piuttosto, a toccare la sua carne per comprometterci in prima persona in un servizio che è autentica evangelizzazione.”

Papa Francesco esorta il cristiano a cercare in ogni povero che incontra ciò di cui ha veramente bisogno: non solo la prima necessità materiale, ma anche uno sguardo di amore e una mano tesa. Oltre le statistiche, oltre le divisioni che provengono da visioni ideologiche o politiche, occorre scoprire la bontà che si nasconde nel suo cuore e iniziare un vero dialogo fraterno. Per restituire speranza, basta fermarsi, sorridere, ascoltare.

“Agli occhi del mondo appare irragionevole pensare che la povertà e l’indigenza possano avere una forza salvifica; eppure, è quanto insegna l’Apostolo quando dice: «Non ci sono fra voi molti sapienti dal punto di vista umano, né molti potenti, né molti nobili. Ma quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti; quello che è ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che sono, perché nessuno possa vantarsi di fronte a Dio» (1 Cor 1,26-29). Con gli occhi umani non si riesce a vedere questa forza salvifica; con gli occhi della fede, invece, la si vede all’opera e la si sperimenta in prima persona”

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