Mentre la vita dell’uomo viene meno, l’amore di Dio sprigiona libertà dalla morte

Le parole di Papa Francesco per il Giorno dei morti.

«Nella visita al camposanto, luogo di riposo dei nostri fratelli e sorelle defunti, rinnoviamo la fede nel Cristo morto, sepolto e risorto per la nostra salvezza. Anche i corpi mortali si risveglieranno nell’ultimo giorno e coloro che si sono addormentati nel Signore saranno associati a Lui nel trionfo sulla morte. Con questa certezza, eleviamo al Padre la nostra preghiera unanime di suffragio e di benedizione». Inizia così la preghiera con cui Papa Francesco è intervenuto, prima della benedizione finale, alla celebrazione di sabato della messa per la commemorazione di tutti i fedeli defunti presso il cimitero Laurentino di Roma.

L’invocazione continua così: «Sii benedetto, o Dio, Padre del Signore Nostro Gesù Cristo, che nella tua grande misericordia ci hai rigenerati mediante la risurrezione di Gesù dai morti a una speranza viva, per un’eredità che non si corrompe e non marcisce […]. Ascolta la preghiera che rivolgiamo a Te per tutti i nostri cari che hanno lasciato questo mondo. Apri le braccia della tua misericordia e ricevili nell’assemblea gloriosa della santa Gerusalemme. Conforta quanti sono nel dolore del distacco, con la certezza che i morti vivono in Te e che anche i corpi, affidati alla terra, saranno un giorno partecipi della vittoria pasquale del tuo Figlio. Tu, che sul cammino della Chiesa hai posto, quale segno luminoso, la Beata Vergine Maria, per sua intercessione sostieni la nostra fede, perché nessuno ostacolo ci faccia deviare dalla strada che porta a Te, che sei la gloria senza fine».

Oggi il pontefice ha celebrato, nella basilica di San Pietro, la messa in suffragio dei cardinali e dei vescovi defunti nel corso dell’anno. Nell’omelia si è soffermato sulla richiesta pronunciata dallo sconosciuto malfattore crocifisso assieme a Cristo: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo Regno» (Lc 23,42). Noi possiamo fare nostra la sua supplica al Signore di tenerci vivi nella Sua memoria. Ri-cordare significa “portare nel cuore”, quindi il delinquente chiede, con speranza davanti alla morte e non con il tono dello sconfitto, di essere portato da Gesù nel cuore. «E il Signore ascolta la preghiera del peccatore, fino alla fine, come sempre. Trafitto dal dolore, il cuore di Cristo si apre per salvare il mondo – un cuore aperto, non chiuso -: accoglie, morente, la voce di chi muore».

Gesù, continua il Papa, risponde all’appello dicendo «In verità io ti dico, oggi con me sarai nel paradiso» (Lc 23,43). Il ricordo di Gesù è efficace! Mentre la vita dell’uomo viene meno, l’amore di Dio sprigiona libertà dalla morte, redime e porta per sempre nella pace. Ma noi ci lasciamo incontrare dal Signore oppure ci sentiamo giusti, chiusi nel nostro egoismo e nella nostra sufficienza? Noi in che modo ricordiamo le persone che fanno parte della nostra esistenza? Possiamo tenere a mente i torti e i conti in sospeso, separare gli amici dagli avversari. «Come facciamo memoria di chi ci passa accanto lungo le vicende della vita? Giudico? Divido? O accolgo?». Rivolgendoci al cuore di Dio possiamo sperare la salvezza, ma se vogliamo seguire il suo esempio dobbiamo essere come Lui vicini, compassionevoli e misericordiosi.

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