Le omelie di Papa Francesco alla messa del Crisma e alla messa In Coena Domini nel Giovedì Santo.
Le omelie di Papa Francesco alla messa del Crisma e alla messa In Coena Domini nel Giovedì Santo.
“Non è dispregiativo il termine «folla». Forse all’orecchio di qualcuno, folla potrebbe suonare come una massa anonima, indifferenziata… Ma nel Vangelo vediamo che quando interagiscono con il Signore – che si pone in esse come un pastore nel gregge – le folle si trasformano. Nell’animo della gente si risveglia il desiderio di seguire Gesù, germoglia l’ammirazione, prende forma il discernimento.”
Alla messa del Crisma nel Giovedì Santo, Papa Francesco si concentra sull’immagine, spesso presentata dai Vangeli, di Gesù in mezzo alla folla. Egli ha sempre mantenuto il contatto diretto con la gente: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono» (Gv 10,27-28). Il Papa individua tre grazie che caratterizzano la relazione tra Gesù e le folle: la grazia della sequela, la grazia dell’ammirazione, la grazia del discernimento.
“Dice Luca che le folle «lo cercavano» (Lc 4,42) e «lo seguivano» (Lc 14,25), lo stringevano, lo circondavano” (cfr Lc 8,42-45) e «venivano numerose per ascoltarlo» (Lc 5,15). Questo seguire della gente va aldilà di qualsiasi calcolo, è un seguire senza condizioni, pieno di affetto. Contrasta con la meschinità dei discepoli il cui atteggiamento verso la gente rasenta la crudeltà quando suggeriscono al Signore di congedarli, perché si cerchino qualcosa da mangiare. Qui – io credo – iniziò il clericalismo: in questo volersi assicurare il cibo e la propria comodità disinteressandosi della gente. Il Signore stroncò questa tentazione. «Voi stessi date loro da mangiare» (Mc 6,37), fu la risposta di Gesù: fatevi carico della gente!”
“La seconda grazia che riceve la folla quando segue Gesù è quella di una ammirazione colma di gioia. La gente si meravigliava di Gesù (cfr Lc 11,14), dei suoi miracoli, ma soprattutto della sua stessa Persona. Alla gente piaceva tanto salutarlo per la strada, farsi benedire da Lui e benedirlo, come quella donna che in mezzo alla folla benedisse sua Madre. E il Signore, da parte sua, era ammirato della fede della gente, se ne rallegrava e non perdeva occasione per farlo notare.”
“La terza grazia che riceve la gente è quella del discernimento. «Le folle vennero a sapere [dove era andato Gesù] e lo seguirono» (Lc 9,11). «Erano stupite del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità» (Mt 7,28-29; cfr Lc 5,26). Cristo, la Parola di Dio venuta nella carne, suscita nella gente questo carisma del discernimento; non certamente un discernimento di specialisti in questioni disputate. Quando i farisei e i dottori della legge discutevano con Lui, quello che la gente riconosceva era l’Autorità di Gesù: la forza della sua dottrina capace di entrare nei cuori e il fatto che gli spiriti maligni gli obbedivano; e che inoltre, per un momento, lasciasse senza parole quelli che mettevano in atto dialoghi insidiosi: la gente godeva di questo. Sapeva distinguere e godeva.”
Vi sono quattro grandi gruppi che sono destinatari preferenziali dell’unzione del Signore: i poveri, i prigionieri di guerra, i ciechi, gli oppressi. Povera è la vedova che unge con le sue dita le due monetine che erano tutto quello che aveva quel giorno per vivere. Oppresso è l’uomo soccorso dal Buon Samaritano che unge con olio e fascia le sue ferite. Tutti questi sono volti reali, che l’unzione del Signore rialza e vivifica. Per questo, occorre stare in mezzo a loro.
“Noi sacerdoti siamo il povero, e vorremmo avere il cuore della vedova povera quando facciamo l’elemosina e tocchiamo la mano al mendicante e lo guardiamo negli occhi. Noi sacerdoti siamo Bartimeo, e ogni mattina ci alziamo a pregare chiedendo: «Signore, che io veda di nuovo!» (Lc 18,41). Noi sacerdoti siamo, in qualche punto del nostro peccato, il ferito picchiato a morte dai ladri. E vogliamo stare, noi per primi, tra le mani compassionevoli del Buon Samaritano, per potere poi con le nostre mani avere compassione degli altri.”
Il sacerdote unge distribuendo la propria vocazione, il proprio cuore; sporcandosi le mani toccando le ferite, i peccati della gente; profumandosi le mani sentendo la loro fede, le loro speranze. Colui che impara a ungere e a benedire si sana dalla meschinità, dall’abuso e dalla crudeltà.
Leggi qui il testo completo dell’omelia
Successivamente, Papa Francesco si è recato alla Casa Circondariale di Velletri (Roma) per la messa In Coena Domini. Nell’omelia, spiega il gesto della lavanda dei piedi: è umile servizio, semplice fraternità.
“Dice il Vangelo: «Sapendo Gesù che il Padre aveva dato tutto nelle sue mani», ossia Gesù aveva tutto il potere, tutto. E poi, incomincia a fare questo gesto di lavare i piedi. È un gesto che facevano gli schiavi in quel tempo, perché non c’era l’asfalto nelle strade e la gente, quando arrivava, aveva la polvere sui piedi; quando arrivava in una casa per una visita o per pranzo, c’erano gli schiavi che lavavano i piedi. E Gesù fa questo gesto: lava i piedi. Fa un gesto da schiavo: Lui, che aveva tutto il potere, Lui, che era il Signore, fa il gesto da schiavo. E poi consiglia a tutti: «Fate questo gesto anche tra di voi». Cioè servitevi l’uno l’altro, siate fratelli nel servizio, non nell’ambizione, come di chi domina l’altro o di chi calpesta l’altro no, siate fratelli nel servizio.”
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