Bisogna dialogare con il mondo, perché non si può vivere sottaceto

Colloquio di Papa Francesco con i gesuiti in occasione del viaggio apostolico in Portogallo.

«Viviamo in una società mondanizzata, che mi preoccupa molto. Mi preoccupa quando la mondanità si fa spazio nella vita consacrata. […] Però attenzione: bisogna dialogare con il mondo, perché non potete vivere sottaceto. Non dovete essere religiosi introvertiti, che sorridono verso dentro, parlano verso dentro, proteggono il proprio ambiente senza convocare nessuno. Dunque, bisogna uscire in questo mondo, con i valori e i disvalori che ha».

Lo ha detto Papa Francesco durante l’incontro privato con i membri della Compagnia di Gesù presso il Colégio de S. João de Brito a Lisbona, organizzato sabato 5 agosto 2023 mentre era impegnato nel viaggio apostolico in Portogallo in occasione della Giornata mondiale della gioventù. Il colloquio tra il pontefice e i gesuiti portoghesi, che è stato pubblicato pochi giorni fa su La Civiltà Cattolica, è iniziato parlando delle sfide della Chiesa in una società «sessualizzata, consumista». Il Papa ha poi aggiunto: «Oggi il problema serio riguarda i rifugi nascosti della ricerca di sé, che molte volte riguardano la sessualità, ma anche altro. Che fare? Io trovo aiuto nell’esame di coscienza […]. Io non ho paura della società sessualizzata, no; mi fa paura come ci rapportiamo con essa, questo sì. […] Per esempio, la smania di promuoversi. L’ansia di risaltare o, come diciamo in Argentina, di arrampicarsi. E pensare che chi si arrampica finisce per farsi male da solo».

Riguardo a una testimonianza sulle critiche all’attuale papato che spesso vengono fatte negli Stati Uniti, anche da parte di vescovi, Francesco ha commentato: «negli Stati Uniti la situazione non è facile: c’è un’attitudine reazionaria molto forte, organizzata, che struttura un’appartenenza anche affettiva. A queste persone voglio ricordare che l’indietrismo è inutile, e bisogna capire che c’è una giusta evoluzione nella comprensione delle questioni di fede e di morale […]. Quando te ne vai all’indietro, formi qualcosa di chiuso, sconnesso dalle radici della Chiesa e perdi la linfa della rivelazione. Se non cambi verso l’alto, te ne vai indietro, e allora assumi criteri di cambiamento diversi da quelli che la stessa fede ti dà per crescere e cambiare».

Un gesuita che lavora nella pastorale con i giovani universitari ha posto il tema degli omosessuali credenti e impegnati nella Chiesa, che però vivono male la dottrina nei loro confronti. Il pontefice ha detto: «È evidente che oggi il tema dell’omosessualità è molto forte, e la sensibilità a questo proposito cambia a seconda delle circostanze storiche. Ma quello che a me non piace affatto, in generale, è che si guardi al cosiddetto “peccato della carne” con la lente d’ingrandimento, così come si è fatto per tanto tempo a proposito del sesto comandamento. Se sfruttavi gli operai, se mentivi o imbrogliavi, non contava, e invece erano rilevanti i peccati sotto la cintola. […] Non bisogna essere superficiali e ingenui, obbligando le persone a cose e comportamenti per i quali non sono ancora mature, o non sono capaci. Per accompagnare spiritualmente e pastoralmente le persone ci vuole molta sensibilità e creatività».

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