Papa Francesco, netto no alle donne diacono ordinate

Intervista al pontefice del canale televisivo statunitense Cbs, in cui ha parlato anche di guerra, migranti, unioni omosessuali.

«Conservatore è colui che si aggrappa a qualcosa e non vuole vedere oltre. È un atteggiamento suicida, perché una cosa è tenere conto della tradizione, considerare le situazioni del passato, un’altra è chiudersi in una scatola dogmatica». Da questa affermazione di Papa Francesco emerge l’approccio che caratterizza il suo pontificato, aperto ai cambiamenti senza dimenticare la propria provenienza. Il pensiero è stato espresso durante l’intervista da lui rilasciata a Norah O’Donnell, direttrice di Cbs Evening News, con la quale ha affrontato diversi argomenti.

Nel colloquio andato in onda domenica 19 maggio sul canale televisivo statunitense Cbs, riassunto da Vatican News, il Papa ha sottolineato che «Il Vangelo è per tutti» e, «se la Chiesa mette alla sua porta una dogana, cessa di essere la Chiesa di Cristo». Parlando di omosessualità, «un fatto umano», ha aggiunto che «La benedizione è per tutti», riferendosi alle singole persone e non alle unioni omosessuali. Stigmatizza anche la maternità surrogata, giudicata un business negativo per cui, tenendo conto del principio morale, è da puntare, ad esempio, sull’adozione.

Inevitabile l’appello contro la guerra: «Tutti, fermatevi. Fermate la guerra. Dovete trovare un modo per negoziare la pace. Sforzatevi di raggiungere la pace. Una pace negoziata è sempre meglio di una guerra infinita». Sul conflitto a Gaza che sta alimentando l’antisemitismo, il pontefice ribadisce che «Ogni ideologia è cattiva e l’antisemitismo è un’ideologia, ed è cattiva. Ogni “anti” è sempre cattivo. Si può criticare un governo o un altro, il governo di Israele, il governo palestinese. Si può criticare quanto si vuole, ma non “anti” un popolo. Né antipalestinese né antisemita».

Riguardo alla questione dei migranti, Francesco denuncia i tanti che se ne lavano le mani: «Ci sono tanti Ponzio Pilato a piede libero là fuori, che vedono quello che succede, le guerre, le ingiustizie, i crimini. È indifferenza. Per favore, dobbiamo far sì che il nostro cuore torni a sentire». Di fronte a questi drammi umani, non si può chiudere i confini e lasciare senza assistenza umanitaria chi ha deciso di lasciare il proprio Paese. È una follia, «Il migrante deve essere accolto. Poi si vedrà come gestirlo».

Una netta presa di posizione è emersa sul tema del diaconato femminile. Dice il Papa: «fare spazio alle donne nella Chiesa non significa dare loro un ministero. La Chiesa è una madre e le donne nella Chiesa sono quelle che aiutano a promuovere questa maternità». Molte sono state le sue aperture nei confronti del mondo femminile, ma non in questo ambito: «Se si tratta di diaconi con gli ordini sacri, no. Ma le donne hanno sempre avuto, direi, la funzione di diaconesse senza essere diaconi, giusto? Le donne sono di grande servizio come donne, non come ministri, come ministri in questo senso, all’interno degli ordini sacri”.

Sulla crisi climatica il pontefice è lapidario: «Purtroppo siamo arrivati a un punto di non ritorno. […] Il cambiamento climatico in questo momento è una strada verso la morte». È un qualcosa di provocato, dice puntando il dito soprattutto verso i Paesi ricchi, quelli che hanno avuto uno sviluppo grazie a un’economia basata sui combustibili fossili. Sono loro che possono fare la differenza, anche se molto difficile creare una consapevolezza in merito. Un conto è firmare una dichiarazione d’intenti, un conto è provare a risolvere concretamente il problema del riscaldamento globale.