Guerra Russia-Ucraina, Papa Francesco rivela di aver mediato lo scambio di 300 prigionieri

Intervista al pontefice all’incontro con i gesuiti durante il viaggio apostolico in Kazakhstan.

Durante l’incontro con diciannove gesuiti che operano nella Regione russa della Compagnia di Gesù (comprendente Russia, Bielorussia e Kirghizistan) organizzato il 15 settembre 2022 in occasione del viaggio apostolico in Kazakhstan, Papa Francesco ha rivelato che he mediato in prima persona per facilitare uno scambio di prigionieri tra Russia e Ucraina. Su La Civiltà Cattolica si legge:

«Sono venuti da me alcuni inviati ucraini. Tra questi il vicerettore dell’Università Cattolica dell’Ucraina, accompagnato dall’assessore per le questioni religiose del Presidente, un evangelico. Abbiamo parlato, discusso. È venuto anche un capo militare che si occupa dello scambio dei prigionieri, sempre con l’assessore religioso del presidente Zelensky. Questa volta mi hanno portato una lista di oltre trecento prigionieri. Mi hanno chiesto di fare qualcosa per operare uno scambio. Io ho subito chiamato l’ambasciatore russo per vedere se si poteva fare qualcosa, se si potesse velocizzare uno scambio di prigionieri».

La questione dell’invasione russa dell’Ucraina è stata al centro di buona parte della conversazione. Il Papa ha ribadito che crede sia un errore pensare che questa guerra sia «un film di cowboy dove ci sono buoni e cattivi» e che sia un affare solo tra i due Paesi belligeranti. No, è una guerra mondiale. La vittima è certamente l’Ucraina, ma bisogna non essere semplicisti e domandarsi perché non sia stata evitata. Il pontefice vede imperialismi in conflitto, i quali, quando si sentono minacciati e in decadenza, reagiscono pensando che la soluzione sia abbracciare le armi per rifarsi.

Un gesuita gli ha detto che come religiosi si stanno sforzando di liberare i cuori della gente dall’odio, ma la divisione è un peso che si portano addosso. Papa Francesco ha risposto che bisogna continuare a insistere, perché nelle guerre a soffrire è il popolo e questo genera astio. È chi fa la guerra che si dimentica dell’umanità e non guarda alla vita concreta delle persone, mettendo davanti a tutto interessi di parte e di potere. Per questo il giorno dopo l’inizio dell’invasione, definita «una aggressione inaccettabile, ripugnante, insensata, barbara, sacrilega», il pontefice si è recato in modo inusuale all’ambasciata russa. Di solito riceve gli ambasciatori quando presentano le credenziali, ma questa volta il suo desiderio di poter parlare con Putin era più alto delle formalità. Al momento, però, non sente di poter recarsi in Ucraina o in Russia: «Mi sembra che la volontà di Dio sia di non andare in questo preciso momento; vediamo poi in seguito».

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