La pace è possibile, però bisogna che tutti si impegnino a smilitarizzare i cuori

Intervista a Papa Francesco di Domenico Agasso per La Stampa.

Ieri, alla vigilia della partenza di Papa Francesco per Asti in occasione del novantesimo compleanno di una sua cugina, è stata pubblicata dal giornale La Stampa una nuova intervista al pontefice, a cura di Domenico Agasso, incentrata sulla guerra, le sue radici piemontesi e il suo pontificato. La “terza guerra mondiale” in corso viene da lui considerata assurda, perché per mettere da parte la brama di potere e il commercio delle armi non sono bastati i morti e le sofferenze provocati da due conflitti planetari. In particolare riguardo alla guerra in Ucraina, ha ribadito che «la Santa Sede è disponibile a fare tutto il possibile per mediare e porre fine al conflitto» e ha esortato a non rassegnarsi, in quanto la pace è possibile se c’è speranza. «Però bisogna che tutti si impegnino per smilitarizzare i cuori, a cominciare dal proprio, e poi disinnescare, disarmare la violenza. Dobbiamo essere tutti pacifisti. Volere la pace, non solo una tregua che magari serva solo per riarmarsi. La pace vera, che è frutto del dialogo».

L’intervista si è poi spostata sulla visita ad Asti e sul legame del Papa con il Piemonte. Egli ha raccontato che, quando veniva a Roma come provinciale dei gesuiti argentini o arcivescovo per partecipare a qualche sinodo, si recava spesso nell’astigiano per vedere i cugini del padre, a cui è molto legato. D’altronde, dice, da piccolo ha passato tante giornate sentendo parlare il piemontese, visto che a un anno la nonna, che abitava a trenta metri da casa sua, lo veniva a prendere perché la madre aveva appena avuto il secondo figlio. Ricorda, poi, il legame con due poesie di Nino Costa che lo commuovono: “Rassa nostrana” (Razza nostrana), insegnatale dalla nonna, e “La Consolà”, ovvero una preghiera alla Madonna Consolata. Nella nostra epoca globalizzata e iper-tecnologica, queste radici sono per il pontefice fondamentali sia da un punto di vista culturale, poiché sono importanti per lo sviluppo della nostra personalità, sia familiare, in quanto i nonni possono aiutare a trovare l’ispirazione per andare avanti e lontano.

Infine, l’intervistatore ha parlato del fatto che il pontificato di Francesco si stia avvicinando ai dieci anni, un traguardo che lui commenta così: «Talvolta il nostro cuore, la nostra coscienza, sono come una strada dove passano in tanti e nessuno si accorge di che cosa accade. Invece è importante fermarsi, magari alla fine della giornata, e osservare cosa stiamo vivendo. E così uno capisce le benedizioni che riceve dalla vita, le azioni buone che ha compiuto, e anche ciò che pensa e realizza di brutto. In questo modo va avanti». A quasi ottantasei anni, egli sente la vecchiaia come una cosa tranquilla e religiosa, nella quale trova Dio nell’Eucaristia, in ciò che fa e in chi incontra.

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