L’intervista a Papa Francesco contenuta nel libro “Non sei solo. Sfide, risposte, speranze”.
L’intervista a Papa Francesco contenuta nel libro “Non sei solo. Sfide, risposte, speranze”.
Sono tanti i temi toccati da Papa Francesco nell’intervista contenuta nel libro Non sei solo. Sfide, risposte, speranze, curato dai giornalisti Francesca Ambrogetti, ex responsabile dell’Ansa argentina e collaboratrice di Radio Vaticana, e Sergio Rubin, giornalista del quotidiano El Clarin di Buenos Aires. Il volume, pubblicato in Argentina lo scorso febbraio con il titolo El Pastor, è ora stato tradotto in italiano. Uno degli argomenti discussi è l’attuale situazione mondiale caratterizzata da molti, troppi conflitti: «All’inizio del mio pontificato affermavo che stavamo vivendo una Terza Guerra Mondiale a piccoli pezzi, poi ho sostenuto che questi pezzi si fossero via via ingranditi e adesso penso che sia tutto un unico grande pezzo. […] La guerra è frutto di una serie di pazzie», dice il Papa (Vatican News).
Riguardo al ruolo femminile nella Chiesa e al sacerdozio maschile, egli afferma che alla donna non spetta «il principio petrino, bensì quello mariano, che è più importante. Il fatto dunque che la donna non acceda alla vita ministeriale non è una privazione, perché il suo posto è molto più importante». Sul celibato obbligatorio dei preti, il pontefice spiega che «è una questione disciplinare, il che implica che un papa potrebbe disporre che diventi opzionale. Che lo disponga, se lo riterrà opportuno, il mio successore. È chiaro che se uno lo vive male, il celibato è una tortura, diventa impossibile. Ma non è meno vero che, se uno lo vive con la fecondità del ministero che ha scelto, non solo è sopportabile, ma anche bellissimo» (la Repubblica).
Alla domanda sul fatto che ad alcuni cattolici, sia clericali che laici, non piacciono gli atteggiamenti di vicinanza e il linguaggio comprensibile di Francesco, egli risponde così: «Molti si scandalizzano perché sostengono che io stia desacralizzando il papato. Fanno parte di quei settori, diciamo, più aristocratici. Invece, il semplice popolo prova una giusta venerazione verso il Papa. Lo sacralizza nel senso che lo venera in qualità di pastore, di padre, e non come fosse un principe. C’è una sacralità popolare. Quando dico popolare non mi riferisco soltanto ai poveri, ma anche a persone con una buona posizione che però non aderiscono a una sacralità cortigiana» (L’Osservatore Romano).
Gli intervistatori hanno poi chiesto al pontefice come ha preso le parole di un giornalista spagnolo, che lo ha definito “il Papa degli atei”. «Come un complimento», ha replicato. «Ma lei è il Papa dei cattolici…», ribattono loro. «Sono un pastore della Chiesa, ma sono qui per tutti. E dovrò rendere conto a Dio di ciascuno». Gesù «fu molto critico circa la mancanza d’umanità, il legalismo dei dottori della legge, il predominio delle ideologie… Invece, l’elemento umano, persino il più miserevole, l’umanità malata, l’umanità peccatrice, l’umanità ignorata, l’accetta e appare nel Discorso della montagna e nel protocollo in base al quale saremo giudicati» (Avvenire).
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