Esistono diavoli educati di cui bisogna avere timore

Nell’intervista a Radio Cope Papa Francesco ha parlato della sua salute, della nuova costituzione apostolica, del cardinal Becciu e di tanto altro.

«Non so da dove hanno preso la settimana scorsa che stavo per presentare le mie dimissioni! Che parola hanno preso nel mio Paese? È lì che è uscita la notizia. E dicono che ha fatto scalpore, quando non mi è nemmeno passato per la testa!».

Papa Francesco fuga ogni dubbio in merito alla notizia apparsa su alcuni giornali argentini e italiani su una sua possibile rinuncia al pontificato. Lo fa in una lunga intervista rilasciata a Carlos Herrera di Radio Cope, emittente della Conferenza episcopale spagnola, durante la quale ha raccontato anche che a salvargli la vita è stato un infermiere del servizio sanitario della Santa Sede, che ha insistito perché programmasse un’operazione nonostante il parere contrario di altri. Infatti, l’intervento ha rilevato una sezione necrotica e ha portato all’esportazione di trentatré centimetri di intestino, cosa che comunque non gli impedisce di condurre una vita normale. I temi poi toccati sono stati tanti, come ricostruisce Vatican News.

Un ampio spazio è stato dedicato alla politica estera e alla crisi in Afghanistan e il Papa, parlando della presenza divisiva del maligno, ha detto: «Esistono diavoli educati. Io ho terrore di questi diavoli». Per quanto riguarda l’accordo sulle nomine dei vescovi in Cina rinnovato per un biennio, ha replicato a chi lo critica perché metterebbe in pericolo la sua autorità morale che non bisogna rinunciare al dialogo, anche se questa via si dimostra lunga e dai risultati incerti. Successivamente, l’intervista si sposta sui momenti principali dei suoi otto anni di pontificato.

In merito alla riforma della Curia romana, Papa Francesco rivela che la sua malattia ha ritardato la firma della nuova costituzione apostolica Praedicate evangelium, che non conterrà grandi novità rispetto alla situazione attuale se non gli accorpamenti dei dicasteri dell’Educazione cattolica con il Pontificio consiglio per la cultura e della Nuova evangelizzazione con Propaganda fide. Parlando dei progressi della trasparenza delle finanze vaticane, non è stato evitato il processo sugli illeciti compiuti con i fondi della Segreteria di Stato, che vede imputato anche il cardinale Angelo Becciu e che il pontefice ha commentato così: «È stato un mio collaboratore e mi ha aiutato molto. È una persona di cui ho una certa stima come persona, quindi il mio augurio è che ne esca bene. Ma è una forma affettiva della presunzione d’innocenza. […] Ora tocca ai tribunali decidere».

Sono stati toccati temi come i casi di abusi all’interno della Chiesa e le questioni dell’eutanasia e dell’aborto, segni della cultura dell’usa e getta. Il colloquio si è poi spostato sul motu proprio Traditionis custodes, che regola le messe in latino e ha suscitato malumori nei settori più conservatori della Chiesa. Il pontefice ha ribadito che, se non fosse intervenuto, c’era il rischio che una possibilità pastorale si trasformasse in un’ideologia. Dopo aver parlato del percorso sinodale in Germania e delle politiche migratorie, alla fine dell’intervista ha confessato che vorrebbe essere ricordato come un peccatore che prova a fare il bene, non come il “Papa superman” di cui taluni parlano, e che ciò che più gli manca è quando a Buenos Aires si spostava da una parrocchia all’altra o ascoltava la musica del compositore argentino Astor Piazzolla in una giornata di nebbia autunnale: «Mi piacerebbe camminare per strada, ma devo trattenermi, perché non potrei fare dieci metri».