In questi giorni difficili ritroviamo la concretezza delle piccole cose

Intervista a Papa Francesco su come non sprecare questi giorni segnati dall’emergenza del coronavirus.

«Dobbiamo ritrovare la concretezza delle piccole cose, delle piccole attenzioni da avere verso chi ci sta vicino, famigliari, amici. Capire che nelle piccole cose c’è il nostro tesoro. Ci sono gesti minimi, che a volte si perdono nell’anonimato della quotidianità, gesti di tenerezza, di affetto, di compassione, che tuttavia sono decisivi, importanti. Ad esempio, un piatto caldo, una carezza, un abbraccio, una telefonata… Sono gesti familiari di attenzione ai dettagli di ogni giorno che fanno sì che la vita abbia senso e che vi sia comunione e comunicazione fra noi.»

Papa Francesco, nell’intervista al quotidiano la Repubblica pubblicata ieri, consiglia di vivere così questi giorni segnati dall’emergenza sanitaria del coronavirus affinché non siano sprecati. Infatti, continua il pontefice, spesso la comunicazione tra noi è solo virtuale e questo allontana le persone. Dovremmo invece scoprire una nuova vicinanza, un rapporto concreto fatto di attenzioni e pazienza.

«Spesso le famiglie a casa mangiano insieme in un grande silenzio che però non è dato da un ascolto reciproco, bensì dal fatto che i genitori guardano la televisione mentre mangiano e i figli stanno sul telefonino. […] Qui non c’è comunicazione; invece ascoltarsi è importante perché si comprendono i bisogni dell’altro, le sue necessità, fatiche, desideri. C’è un linguaggio fatto di gesti concreti che va salvaguardato. A mio avviso, il dolore di questi giorni è a questa concretezza che deve aprire.»

Dopo aver ringraziato coloro che sono in prima linea per salvare altre vite, definiti un esempio di questa concretezza, Papa Francesco ha chiesto di essere vicini a coloro che hanno perso i propri cari, perché la consolazione deve essere adesso l’impegno di tutti. Poi, si è detto colpito da un articolo di Fabio Fazio in cui il conduttore televisivo spiega cosa sta imparando da questi giorni, in particolare da questo passaggio: «È diventato evidente che chi non paga le tasse non commette solo un reato ma un delitto: se mancano posti letto e respiratori è anche colpa sua»: i nostri comportamenti influiscono sempre sulla vita degli altri. Alla domanda di come può sperare chi non crede in questi tempi difficili, il Papa ha risposto:

«Tutti sono figli di Dio e sono guardati da Lui. Anche chi non ha ancora incontrato Dio, chi non ha il dono della fede, può trovare lì la strada, nelle cose buone in cui crede: può trovare la forza nell’amore per i propri figli, per la famiglia, per i fratelli. Uno può dire: “Non posso pregare perché non credo”. Ma nello stesso tempo, tuttavia, può credere nell’amore delle persone che ha intorno e lì trovare speranza.»