Ora è possibile che il Papa riesca ad andare in Ucraina, ma vorrebbe recarsi anche a Mosca

Intervista a Papa Francesco dell’agenzia di stampa Reuters.

È iniziata con una serie di smentite la lunga intervista a Papa Francesco condotta dal giornalista Phil Pullella dell’agenzia di stampa britannica Reuters. Alle voci riguardanti una sua possibile rinuncia al pontificato ha replicato dicendo che, per il momento, «non mi è mai passato per la testa». La possibilità di dimettersi, replicando il gesto fatto da Benedetto XVI nel 2013 ritenuto «una cosa buona per la Chiesa e per i Papi», è da prendere in considerazione solo nel caso in cui la salute non gli permettesse di portare avanti il suo ministero: «Quando vedrò che non ce la faccio, lo farò». Anche l’ipotesi secondo la quale gli sarebbe stato diagnosticato cancro, ha detto, è un «pettegolezzo di corte», diffuso secondo uno spirito ancora presente in Vaticano, «l’ultima corte europea di monarchia assoluta».

Poi, il colloquio si è spostato sulla situazione in Ucraina. Il Papa ha detto che, se in un primo momento il segretario di stato Pietro Parolin non ha avuto aperture dal ministro degli esteri russo Sergei Lavrov in merito a un suo possibile viaggio a Mosca, ora grazie al dialogo la porta si è fatta più aperta. Egli ha affermato: «ora è possibile, dopo il mio ritorno dal Canada, che io riesca ad andare in Ucraina. La prima cosa da fare è andare in Russia per cercare di aiutare in qualche modo, ma vorrei andare in entrambe le capitali». L’intervistatore ha poi chiesto al pontefice un parere sulla questione dibattuta negli Stati Uniti riguardo alla possibilità che un politico cattolico, personalmente contrario all’aborto ma che sostiene il diritto di scelta degli altri, possa ricevere la comunione. Il riferimento è a ciò che è successo alla speaker della Camera Nancy Pelosi, la quale, non potendo ricevere l’eucaristia nella sua diocesi di San Francisco per volere dell’arcivescovo, si è comunicata altrove, in una parrocchia di Washington e la settimana scorsa proprio nella basilica di San Pietro. La risposta è stata: «Quando la Chiesa perde la sua natura pastorale, quando un vescovo perde la sua natura pastorale, questo causa un problema politico».

Poi, a Papa Francesco è stato sottoposto il tema dell’accordo provvisorio tra la Santa Sede e la Cina, siglato nel 2018 e al momento riservato. Ha detto che per ora va bene e spera nel suo rinnovo il prossimo ottobre, difendendo il lavoro diplomatico del cardinale Parolin che sta portando avanti il dialogo col regime comunista e ottenendo dei risultati. La politica dei piccoli passi, definita all’epoca della Guerra fredda il «martirio della pazienza», è necessaria a questa situazione. Infine, il Papa ha rivelato che nel dicastero che aiuta il pontefice nella scelta dei pastori diocesani ci sarà spazio per una presenza femminile: «Adesso, nella Congregazione dei Vescovi, nella commissione per eleggere i vescovi, andranno due donne per la prima volta. Un po’ si apre in questo modo». Questa è un’occasione, ha detto, che si affianca a quella legata alla possibile designazione di laici alla guida di certi dicasteri come quello per i laici, la famiglia e la vita o quello per la cultura e l’educazione.