Peccatori siamo tutti: perché stilare una lista di quelli che non possono stare nella Chiesa?

Intervista a Papa Francesco di Domenico Agasso per La Stampa.

«Mai mi stancherò di ribadire il mio appello, rivolto in particolare a chi ha responsabilità politiche: fermare subito le bombe e i missili, mettere fine agli atteggiamenti ostili. In ogni luogo. La guerra è sempre e solo una sconfitta. Per tutti. Gli unici che guadagnano sono i fabbricanti e i trafficanti di armi. È urgente un cessate il fuoco globale: non ci stiamo accorgendo, o facciamo finta di non vedere, che siamo sull’orlo dell’abisso».

Lo ha ribadito Papa Francesco nella nuova intervista realizzata a Casa Santa Marta dal giornalista Domenico Agasso per La Stampa, sottolineando subito dopo la sostanziale differenza tra muovere una guerra, cosa mai giusta, e legittima difesa. Sulla drammatica situazione in Israele e Palestina, di cui teme soprattutto l’escalation militare, ricorda come la pace passi attraverso l’applicazione dell’accordo di Oslo e la soluzione dei due Stati. Sia in Medio Oriente che in Ucraina la Chiesa, continua il pontefice, si sta muovendo per provare a mediare diplomaticamente tra le parti in causa, ma senza dialogo e spirito di solidarietà e fraternità umana non si può arrivare a una pace.

Ricordando che a Lisbona il Papa ha detto ai giovani che la Chiesa è per «todos, todos, todos», l’intervistatore gli ha chiesto se rendere la Chiesa aperta a tutti è la grande sfida del suo pontificato: «È la chiave di lettura di Gesù. Cristo chiama tutti dentro. Tutti. C’è proprio una parabola: quella del banchetto nuziale al quale nessuno si presenta, e allora il re manda i servi “ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete chiamateli alle nozze”. Il Figlio di Dio vuole far capire che non desidera un gruppo selezionato, un’élite. […] Quando mi interrogano: “Ma possono entrare pure queste persone che sono in tale inopportuna situazione morale?”, io assicuro: “Tutti, l’ha detto il Signore”».

Anche sulla benedizione delle coppie irregolari e dello stesso sesso, per cui viene molto attaccato da «piccoli gruppi ideologici», la posizione è questa: «il Vangelo è per santificare tutti. Certo, a patto che ci sia la buona volontà. E occorre dare istruzioni precise sulla vita cristiana (sottolineo che non si benedice l’unione, ma le persone). Ma peccatori siamo tutti: perché dunque stilare una lista di peccatori che possono entrare nella Chiesa e una lista di peccatori che non possono stare nella Chiesa? Questo non è Vangelo». Quando Francesco percepisce tensioni attorno a sé prova con calma a instaurare un confronto e quando si sente solo prega, guardando sempre e comunque avanti senza temere scismi.

Dopo aver toccato i temi dell’intelligenza artificiale, grande innovazione che deve essere gestita eticamente, e della Giornata mondiale dei bambini, istituita perché mancava un’occasione per ascoltarli e ragionare su che tipo di mondo lasciare loro, il Papa ha affermato che il suo sogno per la Chiesa è quello che segua la costituzione dogmatica del Concilio Vaticano II Dei Verbum, ovvero ascoltare religiosamente la Parola di Dio e proclamarla con ferma fiducia, e «sappia essere vicina alla gente nella concretezza e nelle sfumature e nelle asperità della vita quotidiana». Infatti, egli si sente «un parroco. Di una parrocchia molto grande, planetaria, certo, ma mi piace mantenere lo spirito da parroco. E stare in mezzo alla gente. Dove trovo sempre Dio».