Lettera di Papa Francesco sulla comunità umana in occasione del XXV anniversario della Pontificia Accademia per la Vita.
Lettera di Papa Francesco sulla comunità umana in occasione del XXV anniversario della Pontificia Accademia per la Vita.
“La famiglia umana è una comunità di origine e di destinazione, la cui riuscita «è nascosta, con Cristo, in Dio» (Col 3,1-4). In questo nostro tempo, la Chiesa è chiamata a rilanciare con forza l’umanesimo della vita che erompe da questa passione di Dio per la creatura umana. L’impegno a comprendere, promuovere e difendere la vita di ogni essere umano prende slancio da questo incondizionato amore di Dio.”
Nella Lettera Humana communitas al presidente della Pontificia Accademia per la Vita mons. Vincenzo Paglia in occasione del XXV anniversario della sua istituzione (11 febbraio 1994 – 11 febbraio 2019), Papa Francesco affronta diversi temi legati alla comunità umana. In questo momento storico, la passione per l’umano e umanità è in grave difficoltà. Un’emergenza che si basa su un paradosso: com’è possibile che, con tutte le risorse economiche e tecnologiche disponibili, non si riesca a prendersi sufficientemente cura della casa comune e della famiglia umana, onorando la consegna di Dio?
“Siamo consapevoli di avere incontrato difficoltà, nella riapertura di questo orizzonte umanistico, anche in seno alla Chiesa. Per primi, dunque, ci interroghiamo sinceramente: le comunità ecclesiali, oggi, hanno una visione e danno una testimonianza all’altezza di questa emergenza dell’epoca presente? Sono seriamente concentrate sulla passione e sulla gioia di trasmettere l’amore di Dio per l’abitare dei suoi figli sulla Terra? O si perdono ancora troppo nei propri problemi e in timidi aggiustamenti che non superano la logica del compromesso mondano? Dobbiamo seriamente domandarci se abbiamo fatto abbastanza per offrire il nostro specifico contributo come cristiani a una visione dell’umano capace di sostenere l’unità della famiglia dei popoli nelle odierne condizioni politiche e culturali.”
Lo sviluppo economico e il progresso delle tecnologie permetterebbero inedite possibilità di condizionare la ricerca biomedica, l’orientamento educativo, la selezione dei bisogni, la qualità umana dei legami per la cura dell’umanità che ci è comune e per la dignità della persona umana. Ma la soglia del rispetto fondamentale della vita umana è oggi violata anche in modi brutali. Agli spiriti negativi che fomentano la divisione, l’indifferenza, l’ostilità il popolo cristiano deve reagire, raccogliendo il grido delle sofferenze dei popoli e riconoscendo i segni di speranza.
“È tempo di rilanciare una nuova visione per un umanesimo fraterno e solidale dei singoli e dei popoli. Noi sappiamo che la fede e l’amore necessari per questa alleanza attingono il loro slancio dal mistero della redenzione della storia in Gesù Cristo, nascosto in Dio fin da prima della creazione del mondo (cfr Ef 1,7-10; 3,9-11; Col 1,13-14). E sappiamo anche che la coscienza e gli affetti della creatura umana non sono affatto impermeabili, né insensibili alla fede e alle opere di questa fraternità universale, seminata dal Vangelo del Regno di Dio. Dobbiamo rimetterla in primo piano. Perché una cosa è sentirsi costretti a vivere insieme, altra cosa è apprezzare la ricchezza e la bellezza dei semi di vita comune che devono essere cercati e coltivati insieme. Una cosa è rassegnarsi a concepire la vita come lotta contro mai finiti antagonisti, altra cosa è riconoscere la famiglia umana come segno della vitalità di Dio Padre e promessa di una destinazione comune al riscatto di tutto l’amore che, già ora, la tiene in vita.”
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