Lettera di Papa Francesco in occasione del decimo anniversario della visita a Lampedusa.
Lettera di Papa Francesco in occasione del decimo anniversario della visita a Lampedusa.
«In questi giorni in cui stiamo assistendo al ripetersi di gravi tragedie nel Mediterraneo, siamo scossi dalle stragi silenziose davanti alle quali ancora si rimane inermi e attoniti. La morte di innocenti, principalmente bambini, in cerca di una esistenza più serena, lontano da guerre e violenze, è un grido doloroso e assordante che non può lasciarci indifferenti. È la vergogna di una società che non sa più piangere e compatire l’altro».
Lo ha detto Papa Francesco nella lettera scritta in occasione del decimo anniversario della sua visita a Lampedusa, la prima ufficiale del suo pontificato. Proprio ieri, poi, si è celebrata la Domenica del mare, la giornata internazionale di preghiera per i marittimi, che sono oltre un milione, e le loro famiglie, ma anche per coloro che nella Chiesa offrono loro supporto spirituale, come i cappellani e i volontari che si dedicano all’apostolato del mare fin dal 1920. Il Papa ricorda che aveva compiuto questo viaggio per manifestare il suo sostegno e la paterna vicinanza a chi, dopo dolorose peripezie in balìa del mare, è approdato sulle coste lampedusana ed è stato accolto dalla comunità dell’isola.
«Il consumarsi di sciagure così disumane deve assolutamente scuotere le coscienze. Dio ancora ci chiede: “Adamo dove sei?”, “Dov’è tuo fratello?” Vogliamo perseverare nell’errore, pretendere di metterci al posto del Creatore, dominare per tutelare i propri interessi, rompere l’armonia costitutiva tra Lui e noi? Bisogna cambiare atteggiamento; il fratello che bussa alla porta è degno di amore, di accoglienza e di ogni premura. È un fratello che come me è stato posto sulla terra per godere di ciò che vi esiste e condividerlo in comunione».
Francesco chiede quindi a tutti un rinnovato e profondo senso di responsabilità, che dia prova di solidarietà e condivisione. Per essere realmente profetica, la Chiesa deve adoperarsi con sollecitudine per porsi sulle rotte dei dimenticati, «uscendo da sé stessa, lenendo con il balsamo della fraternità e della carità le piaghe sanguinanti di coloro che portano impresse nel proprio corpo le medesime ferite di Cristo». Il Papa esorta infine a non restare imprigionati nella paura o nelle logiche di parte, ma a essere fino in fondo cristiani.
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