Papa Francesco e i tre cartelli sulla strada della speranza

Messaggio del pontefice ai partecipanti alla 49ª Settimana sociale dei cattolici italiani.

«La pandemia ha scoperchiato l’illusione del nostro tempo di poterci pensare onnipotenti, calpestando i territori che abitiamo e l’ambiente in cui viviamo. Per rialzarci dobbiamo convertirci a Dio e imparare il buon uso dei suoi doni, primo fra tutti il creato. Non manchi il coraggio della conversione ecologica, ma non manchi soprattutto l’ardore della conversione comunitaria.»

È con queste parole che Papa Francesco segnala il bisogno di speranza alla quarantanovesima Settimana sociale dei cattolici italiani intitolata “Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro, futuro #tuttoèconnesso”, che si sta tenendo a Taranto dal 21 al 24 ottobre 2021. Il suo messaggio continua con l’individuazione di tre “cartelli” utili per aiutarci a camminare con audacia su questa strada. Il primo dice “attenzione agli attraversamenti”, quelli di coloro che incrociano le nostre esistenze mentre si trovano nella disperazione: disoccupati, lavoratori sfruttati, donne che devono scegliere tra maternità e professione, poveri non accolti, giovani costretti a emigrare, stranieri non integrati, ammalati, anziani abbandonati, famiglie vittime dell’usura, imprenditori soggetti ai soprusi delle mafie, comunità distrutte dai roghi… Le storie di questi nostri fratelli e sorelle crocifissi che attendono la risurrezione non ci possono lasciare indifferenti.

Il secondo cartello segnala il “divieto di sosta”, necessario quando diocesi, parrocchie, comunità, associazioni, movimenti, gruppi ecclesiali diventano sfiduciati e rassegnati di fronte a situazioni complesse, rischiando l’isolamento e la chiusura. Ma l’amore di Dio non è mai statico e rinunciatario, perché «tutto crede, tutto spera» (1 Cor 13,7). Ci vieta di fermarci e ci mette in moto come credenti, sull’esempio di Gesù che è la via (Gv 14,6) e ha percorso le nostre strade seminando il bene. L’ultimo segnale ci indica un “obbligo di svolta”: ce lo chiede il grido dei poveri e quello della Terra. Don Tonino Bello amava ripetere: «Non possiamo limitarci a sperare. Dobbiamo organizzare la speranza!». Ci attende quindi una profonda conversione verso un’ecologia umana, sociale e ambientale. Lo esige il cambiamento d’epoca che stiamo attraversando, che chiede di formare nuove coscienze per costruire processi di duraturi di cui potranno beneficiare anche le future generazioni.

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