Per poter comunicare secondo verità nella carità occorre purificare il proprio cuore

Messaggio di Papa Francesco per la LVII Giornata mondiale delle comunicazioni sociali.

Nel messaggio per la cinquantasettesima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali dedicata al tema “Parlare col cuore. «Secondo verità nella carità» (Ef 4,15)”, che quest’anno sarà celebrata domenica 21 maggio, Papa Francesco si è soffermato sulla necessità di parlare con il cuore, che ci muove a una comunicazione aperta e accogliente. Dopo l’allenamento paziente all’ascolto e la rinuncia ad affermare in modo pregiudiziale il nostro punto di vista, possiamo entrare nella dinamica del dialogo e della condivisione, ovvero della comunicazione cordiale che parte dalla purificazione del proprio cuore. Questa porta chi legge o ascolta a sintonizzarsi sulla stessa lunghezza d’onda, al punto da arrivare a cogliere la partecipazione di chi parla alle gioie e alle paure, alle speranze e alle sofferenze delle donne e degli uomini del nostro tempo. Allora può avvenire il miracolo dell’incontro rispettoso, tanto necessario nel nostro tempo così propenso all’indifferenza e all’indignazione. Questo discorso non riguarda esclusivamente gli operatori dell’informazione, ma è responsabilità di ciascuno, dei cristiani in particolare.

Il pontefice fa poi una serie di esempi di questo stile di comunicazione. Nel vangelo, il misterioso viandante che dialoga con i discepoli diretti a Emmaus dopo la tragedia consumatasi sul Golgota, ovvero Gesù risorto, parla con il cuore, rispettando il loro dolore e aprendo con amore la loro mente alla comprensione del senso più profondo dell’accaduto. Nei Promessi sposi, a un certo punto Lucia parla con il cuore all’Innominato sino a che questi, disarmato e tormentato da una benefica crisi interiore, cede alla forza gentile dell’amore. San Francesco di Sales, dottore della Chiesa e patrono dei giornalisti cattolici, fu vescovo di Ginevra all’inizio del XVII secolo, in anni contrassegnati da dispute accese con i calvinisti, e tra i suoi convincimenti necessari per un dialogo paziente c’era «basta amare bene per dire bene» e «il cuore parla al cuore». Il Papa afferma che questa lezione ci ricorda che siamo ciò che comunichiamo e oggi, in un tempo nel quale attraverso i social network (ma non solo) spesso ci si mostra come noi desidereremmo essere e non per quello che siamo, si dimostra controcorrente. Infine, un pensiero alla comunicazione in tempo di guerra:

«”Una lingua dolce spezza le ossa” dice il libro dei Proverbi (25,15). Parlare con il cuore è oggi quanto mai necessario per promuovere una cultura di pace laddove c’è la guerra; per aprire sentieri che permettano il dialogo e la riconciliazione laddove imperversano l’odio e l’inimicizia. Nel drammatico contesto di conflitto globale che stiamo vivendo è urgente affermare una comunicazione non ostile […]. In quanto cristiani, sappiamo che è proprio grazie alla conversione del cuore che si decide il destino della pace, poiché il virus della guerra proviene dall’interno del cuore umano. Dal cuore scaturiscono le parole giuste per diradare le ombre di un mondo chiuso e diviso ed edificare una civiltà migliore di quella che abbiamo ricevuto».

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