Solo con la sapienza del cuore possiamo riscoprire una comunicazione pienamente umana

Messaggio di Papa Francesco per la LVIII Giornata mondiale delle comunicazioni sociali.

«L’accelerata diffusione di meravigliose invenzioni, il cui funzionamento e le cui potenzialità sono indecifrabili per la maggior parte di noi, suscita uno stupore che oscilla tra entusiasmo e disorientamento e ci pone inevitabilmente davanti a domande di fondo: cosa è dunque l’uomo, qual è la sua specificità e quale sarà il futuro di questa nostra specie chiamata homo sapiens nell’era delle intelligenze artificiali? Come possiamo rimanere pienamente umani e orientare verso il bene il cambiamento culturale in atto?».

Inizia con questi interrogativi il messaggio di Papa Francesco per la cinquantottesima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, che sarà celebrata il 12 maggio 2024 e avrà come tema “Intelligenza artificiale e sapienza del cuore: per una comunicazione pienamente umana”. Innanzitutto, dice il pontefice, conviene mettere da parte le letture catastrofiche e i loro effetti paralizzanti. Al tempo stesso, però, la riflessione deve dotarsi di uno sguardo spirituale e considerare la sapienza del cuore, perché solo così possiamo interpretare la novità del nostro tempo e capire la via per una comunicazione pienamente umana, in quest’epoca che rischia di essere solo ricca di tecnica.

Non possiamo pretendere questa sapienza dalle macchine, continua Francesco. Esse possiedono certamente una capacità di memorizzazione ed elaborazione di dati smisuratamente maggiore rispetto all’uomo, ma è solo a quest’ultimo che spetta decodificarne il senso. A seconda dell’orientamento del suo cuore, le tecnologie possono diventare un’opportunità o un pericolo. L’intelligenza artificiale può aiutare in certi ambiti della conoscenza, ma anche essere strumento di alterazione della realtà (il Papa stesso è stato oggetto di deep fake). Il limite è la pretesa di onnipotenza dell’uomo che non tiene conto delle relazioni umane. Per questo è necessario agire preventivamente, proponendo regole etiche per arginare i risvolti dannosi e socialmente ingiusti.

«La sfida che ci è posta dinanzi è di fare un salto di qualità per essere all’altezza di una società complessa, multietnica, pluralista, multireligiosa e multiculturale. Sta a noi interrogarci sullo sviluppo teorico e sull’uso pratico di questi nuovi strumenti di comunicazione e di conoscenza. Grandi possibilità di bene accompagnano il rischio che tutto si trasformi in un calcolo astratto […]. L’informazione non può essere separata dalla relazione esistenziale: implica il corpo, lo stare nella realtà; chiede di mettere in relazione non solo dati, ma esperienze; esige il volto, lo sguardo, la compassione oltre che la condivisione».

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