Per il bene dei giovani dobbiamo vivere in modo diverso

Messaggio congiunto per la cura del Creato di Papa Francesco, del Patriarca Bartolomeo I e dell’Arcivescovo Welby.

«Per oltre un anno abbiamo tutti sperimentato gli effetti devastanti di una pandemia globale: tutti, poveri o ricchi, deboli o forti. Alcuni sono stati più protetti o più vulnerabili di altri, ma la rapida diffusione dell’infezione ha comportato che dipendessimo gli uni dagli altri nei nostri sforzi per stare al sicuro. Abbiamo compreso che, nell’affrontare questa calamità mondiale, nessuno è al sicuro finché non lo sono tutti, che le nostre azioni davvero influiscono sugli altri e che ciò che facciamo oggi influenza quello che accadrà domani. Non sono lezioni nuove, ma abbiamo dovuto affrontarle di nuovo. Non sprechiamo questo momento.»

Inizia così il messaggio congiunto per la cura del Creato di Papa Francesco, del Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I e dell’Arcivescovo di Canterbury Justin Welby, i quali invitano a pregare per i leader mondiali che a novembre si incontreranno a Glasgow per la ventiseiesima Conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (COP26), evento importantissimo per il futuro del mondo nel quale sarà fondamentale dare ascolto al grido della Terra e delle persone povere. Le Scritture e i santi ci mostrano come i concetti di custodia e di responsabilità individuale e collettiva costituiscano un punto di partenza essenziale per la sostenibilità sociale, economica e ambientale.

«Nel Nuovo Testamento leggiamo dell’uomo ricco e stolto che accumula una grande abbondanza di grano, dimenticando che la sua vita è limitata (Lc 12, 13-21). Sentiamo del figliol prodigo, che prende prima la sua eredità solo per sperperarla e finire affamato (Lc 15, 11-32). Veniamo messi in guardia dall’adottare opzioni a breve termine, in apparenza poco costose, di costruire sulla sabbia invece di costruire sulla roccia perché la nostra casa comune resista alle tempeste (Mt 7, 24-27). Tali racconti ci invitano ad adottare una visione più ampia e a riconoscere il nostro posto nella lunga storia dell’umanità. Però abbiamo preso la direzione opposta.»

L’accumulo di ricchezza illimitata, il consumo eccessivo per un vantaggio a breve termine, la scarsa preoccupazione per le altre persone e per i limiti della natura dicono molto su come stiamo trattando il Creato di Dio. Il conseguente cambiamento climatico non è una sfida futura, ma una questione di sopravvivenza immediata. E domani potrebbe andare peggio, perché le crisi ambientale, alimentare, economica, sanitaria e sociale sono profondamente interconnesse. Nel rispetto dei più giovani, le generazioni adulte devono pentirsi dei propri peccati e assumersi la responsabilità di fare dei cambiamenti.

«A quanti hanno responsabilità più grandi – a capo di amministrazioni, gestendo aziende, impiegando persone o investendo fondi – noi diciamo: scegliete profitti incentrati sulle persone; fate sacrifici a breve termine per salvaguardare il futuro di tutti noi; diventate leader nella transizione verso economie giuste e sostenibili. […] Insieme, a nome delle nostre comunità, facciamo appello al cuore e alla mente di ogni cristiano, di ogni credente e di ogni persona di buona volontà. […] Ancora una volta ricordiamo la Scrittura: «Scegli dunque la vita, perché viva tu e la tua discendenza» (Dt 30, 19). Scegliere la vita significa fare sacrifici ed esercitare autocontrollo. […] Prendersi cura del creato di Dio è un mandato spirituale che esige una risposta d’impegno. Questo è un momento critico. Ne va del futuro dei nostri figli e della nostra casa comune.»

Leggi qui il testo completo del messaggio congiunto