Ciò che accumuliamo e sprechiamo è il pane dei poveri

Nel mondo, 820 milioni di persone soffrono la fame mentre 770 milioni sono obese. Il messaggio di Papa Francesco per la Giornata dell’alimentazione.

«È […] necessaria una conversione del nostro modo di agire, e la nutrizione è un importante punto di partenza. Viviamo grazie ai frutti del creato (cfr Sal 65,10-14; 104,27-28) e questi non possono essere ridotti a mero oggetto di uso e di dominio. Per questo motivo, i disturbi alimentari si possono combattere solo coltivando stili di vita ispirati ad una visione riconoscente di ciò che ci viene dato, cercando la temperanza, la moderazione, l’astinenza, il dominio di sé e la solidarietà: virtù che hanno accompagnato la storia dell’uomo. Si tratta di ritornare alla semplicità e alla sobrietà e di vivere ogni momento dell’esistenza con uno spirito attento ai bisogni dell’altro. Così potremo consolidare i nostri legami in una fraternità che miri al bene comune ed eviti l’individualismo e l’egocentrismo, che producono solo fame e disuguaglianza sociale. Uno stile di vita che ci permetterà di coltivare un rapporto sano con noi stessi, con i nostri fratelli e con l’ambiente in cui viviamo.»

Il messaggio di Papa Francesco per la Giornata mondiale dell’alimentazione, che si celebra oggi, delinea il modo in cui quella parte di umanità che non soffre la fame dovrebbe cambiare il proprio stile di vita, per cambiare il trend che ci ha portato all’attuale situazione descritta dalla FAO: nel mondo, 820 milioni di persone sono malnutrite mentre 770 milioni di persone sopra i cinque anni sono obese.

Per il Papa, tra i «popoli dell’opulenza» il cibo cessa di essere un mezzo di sussistenza per diventare, attraverso abitudini alimentari sbagliate, un canale di distruzione personale. Questi modelli alimentari sono sempre più copiati anche nei Paesi a basso reddito, dove o si mangia poco, o si mangia male. Così, ci troviamo ad affrontare la diffusione di patologie legate all’opulenza, con uno squilibrio “per eccesso” (diabete, malattie cardiovascolari) e per “per difetto” (anoressia, bulimia).

«È crudele, ingiusto e paradossale che, al giorno d’oggi, ci sia cibo per tutti e, tuttavia, non tutti possano accedervi; o che vi siano regioni del mondo in cui il cibo viene sprecato, si butta via, si consuma in eccesso o viene destinato ad altri scopi che non sono alimentari. […] La lotta contro la fame e la malnutrizione non cesserà finché prevarrà esclusivamente la logica del mercato e si cercherà solo il profitto a tutti i costi, riducendo il cibo a mero prodotto di commercio, soggetto alla speculazione finanziaria e distorcendone il valore culturale, sociale e fortemente simbolico. La prima preoccupazione dev’essere sempre la persona umana, specialmente coloro che mancano di cibo quotidiano e che a malapena riescono a occuparsi delle relazioni familiari e sociali. […] Non possiamo dimenticare che ciò che accumuliamo e sprechiamo è il pane dei poveri.»

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