Scartare cibo è scartare persone

Messaggio di Papa Francesco per la Giornata internazionale della consapevolezza sugli sprechi e le perdite alimentari.

«Quando non si usufruisce debitamente del cibo, o perché si perde o perché si spreca, siamo alla mercé della “cultura dello scarto”, che si traduce in una manifestazione di disinteresse per ciò che ha un valore fondamentale o di attaccamento a ciò che è privo d’importanza. Sapendo che moltitudini di esseri umani non possono accedere a un’alimentazione adeguata o ai modi per procurarsela – essendo questo un diritto fondamentale e prioritario di ogni persona – vedere il cibo gettato nell’immondizia o deteriorato per mancanza dei mezzi necessari per farlo giungere ai suoi destinatari è davvero vergognoso e preoccupante».

Inizia così il messaggio di Papa Francesco in occasione della Giornata internazionale della consapevolezza sugli sprechi e le perdite alimentari, celebrata ieri. Per il pontefice, sia la perdita che lo spreco di cibo sono atti deplorevoli, perché dividono l’umanità tra chi ha troppo e chi è privo dell’essenziale. Questa diseguaglianza, genera ingiustizia e nega ai poveri ciò di cui hanno bisogno per vivere in maniera dignitosa. Per questo, nei centri dove si prendono le decisioni deve risuonare il grido degli affamati, che non può essere messo a tacere da altri interessi. Scartare cibo è scartare persone, ha affermato veementemente il Papa scagliandosi contro il deplorevole “paradosso dell’abbondanza”, denunciato con lungimiranza trent’anni fa con lungimiranza da san Giovanni Paolo II.

«Gli alimenti non possono essere oggetto di speculazione. La vita dipende da essi. Ed è uno scandalo che i grandi produttori incoraggino un consumismo compulsivo per arricchirsi, senza considerare minimamente i veri bisogni degli esseri umani. Occorre fermare la speculazione alimentare! Dobbiamo smettere di trattare gli alimenti, che sono un bene fondamentale per tutti, come moneta di scambio per pochi».

Papa Francesco ha aggiunto a queste parole una riflessione sul fatto che lo spreco o la perdita di alimenti contribuisca in modo significativo all’incremento delle emissioni di gas a effetto serra e, pertanto, alle dannose conseguenze del cambiamento climatico. Di conseguenza, dobbiamo invertire la rotta delle nostre azioni, come stanno chiedendo con forza i giovani. Prendersi cura della casa comune, che è uscita dalle mani di Dio e che dobbiamo salvaguardare, vuol dire rispondere con buone opere al male che le causiamo. Gli esercizi retorici, che finiscono in dichiarazioni che poi non vengono messe in atto per dimenticanza o avidità, non sono sufficienti. Per stati, imprese e individui è ora di agire con urgenza, ricercando il bene comune senza escludere nessuno.

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