La cultura della cura è la via privilegiata per la costruzione della pace

Messaggio di Papa Francesco per la LVI Giornata mondiale della pace.

«Duole constatare che, accanto a numerose testimonianze di carità e solidarietà, prendono purtroppo nuovo slancio diverse forme di nazionalismo, razzismo, xenofobia e anche guerre e conflitti che seminano morte e distruzione. Questi e altri eventi, che hanno segnato il cammino dell’umanità nell’anno trascorso, ci insegnano l’importanza di prenderci cura gli uni degli altri e del creato, per costruire una società fondata su rapporti di fratellanza. Perciò ho scelto come tema di questo messaggio: La cultura della cura come percorso di pace. Cultura della cura per debellare la cultura dell’indifferenza, dello scarto e dello scontro, oggi spesso prevalente.»

È a questo argomento che Papa Francesco dedica il suo messaggio per la LVI Giornata mondiale della pace, che si celebrerà il 1° gennaio 2020. Dopo aver indicato come Dio Creatore sia l’origine della vocazione umana alla cura e modello della cura, poi incarnata nel ministero di Gesù, il pontefice spiega come essa debba indirizzarsi verso la promozione della dignità e dei diritti della persona, perché ognuno è creata per vivere insieme nella famiglia, nella comunità, nella società, dove tutti i membri sono uguali; il bene comune, vero compimento della vita sociale, politica ed economica; la solidarietà, che esprime concretamente l’amore per l’altro; la salvaguardia del creato, perché tutta la realtà è interconnessa.

«In un tempo dominato dalla cultura dello scarto, di fronte all’acuirsi delle disuguaglianze all’interno delle Nazioni e fra di esse, vorrei dunque invitare i responsabili delle Organizzazioni internazionali e dei Governi, del mondo economico e di quello scientifico, della comunicazione sociale e delle istituzioni educative a prendere in mano questa “bussola” dei principi sopra ricordati, per imprimere una rotta comune al processo di globalizzazione. […] Mediante questa bussola, incoraggio tutti a diventare profeti e testimoni della cultura della cura, per colmare tante disuguaglianze sociali. E ciò sarà possibile soltanto con un forte e diffuso protagonismo delle donne, nella famiglia e in ogni ambito sociale, politico e istituzionale.»

Per educare alla cultura della cura, continua Papa Francesco, occorre che la famiglia sia il nucleo della società dove s’impari a vivere in relazione e nel rispetto reciproco. Ma per questo è necessario che collaborino la scuola e la comunicazione sociale, chiamate a veicolare un sistema di valori fondato sul riconoscimento della dignità e dei diritti di ogni persona, di ogni comunità linguistica, etnica e religiosa, di ogni popolo. Le religioni in generale, e i leader religiosi in particolare, possono svolgere un ruolo insostituibile nel trasmettere ai fedeli questi valori.

«La cultura della cura, quale impegno comune, solidale e partecipativo per proteggere e promuovere la dignità e il bene di tutti, […] costituisce una via privilegiata per la costruzione della pace. […] In questo tempo, nel quale la barca dell’umanità, scossa dalla tempesta della crisi, procede faticosamente in cerca di un orizzonte più calmo e sereno, il timone della dignità della persona umana e la “bussola” dei principi sociali fondamentali ci possono permettere di navigare con una rotta sicura e comune. […] Tutti insieme collaboriamo per avanzare verso un nuovo orizzonte di amore e di pace, di fraternità e di solidarietà, di sostegno vicendevole e di accoglienza reciproca.»

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