Messaggio di Papa Francesco per la LVII Giornata mondiale della pace.
Messaggio di Papa Francesco per la LVII Giornata mondiale della pace.
Parla di intelligenza artificiale e pace Papa Francesco nel suo messaggio per la cinquantasettesima Giornata mondiale della pace, che sarà celebrata il primo gennaio 2024. «L’intelligenza è espressione della dignità donataci dal Creatore, che ci ha fatti a sua immagine e somiglianza (cfr Gen 1,26) e ci ha messo in grado di rispondere al suo amore attraverso la libertà e la conoscenza», dice, ma i progressi delle nuove tecnologie, specialmente nella sfera digitale, possono avere gravi conseguenze in termini di giustizia sociale e armonia tra i popoli. L’attuale attenzione verso le forme di intelligenza artificiale deve essere accompagnata da un’adeguata responsabilità per la loro evoluzione, perché «Gli sviluppi tecnologici che non portano a un miglioramento della qualità di vita di tutta l’umanità, ma al contrario aggravano le disuguaglianze e i conflitti, non potranno mai essere considerati vero progresso».
L’intelligenza artificiale, nonostante sia agli albori, sta già introducendo notevoli cambiamenti nelle società, esercitando una profonda influenza su cultura, politica, comportamenti sociali. Quando viene usata per diffondere notizie false, solleva dunque questioni che trascendono gli ambiti della tecnologia e hanno a che fare con il significato della vita umana, i processi della conoscenza e la capacità della mente di raggiungere la verità. «Tutti questi fattori rischiano di alimentare i conflitti e di ostacolare la pace». La grande quantità di dati analizzati dagli algoritmi non è di per sé garanzia di imparzialità, perché i risultati saranno sempre frutto di scelte umane con determinati valori e obiettivi, che possono essere contrari al bene delle comunità. Per questo, è fondamentale il senso del limite: con la tecnica non si può controllare tutto.
Continua il pontefice: «Il rispetto fondamentale per la dignità umana postula di rifiutare che l’unicità della persona venga identificata con un insieme di dati. Non si deve permettere agli algoritmi di determinare il modo in cui intendiamo i diritti umani, di mettere da parte i valori essenziali della compassione, della misericordia e del perdono o di eliminare la possibilità che un individuo cambi e si lasci alle spalle il passato». L’intelligenza artificiale può essere un utile strumento per introdurre importanti innovazioni nell’agricoltura, nell’istruzione e nella cultura, insomma per promuovere lo sviluppo umano integrale nel mondo includendo i fratelli e le sorelle più deboli e bisognosi. Questa etica è però incompatibile con l’uso di questa tecnologia nelle guerre, oggi sempre più diffuse.
Inoltre, siccome i giovani stanno crescendo in ambienti pervasi dalla tecnologia, non si può non mettere in discussione i metodi di insegnamento e formazione. «L’educazione all’uso di forme di intelligenza artificiale dovrebbe mirare soprattutto a promuovere il pensiero critico», afferma Francesco, facendo sviluppare una capacità di discernimento etico di dati e contenuti. In generale, è fondamentale che i governi e le organizzazioni internazionali disciplinino la materia con leggi vincolanti, tenendo conto che, «nella ricerca di modelli normativi che possano fornire una guida etica agli sviluppatori di tecnologie digitali, è indispensabile identificare i valori umani».
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