Messaggio di Papa Francesco alla V Conferenza internazionale del Pontificio Consiglio della Cultura e della Fondazione Cura.
Messaggio di Papa Francesco alla V Conferenza internazionale del Pontificio Consiglio della Cultura e della Fondazione Cura.
Le categorie corpo, mente, anima non corrispondono alla visione classica cristiana, il cui modello più noto è quello della persona intesa come unità inscindibile di corpo e anima, la quale, a sua volta, è dotata di intelligenza e volontà. Questa visione, però, non è esclusiva, visto che san Paolo parla di «tutta la vostra persona, spirito, anima e corpo» (1 Ts 5,23), concezione tripartita poi assunta da molti padri della Chiesa e da vari pensatori moderni. Il suo merito è quello di indicare che queste dimensioni del nostro essere sono profondamente intrecciate e inscindibili.
Lo ha detto Papa Francesco nel suo videomessaggio alla quinta conferenza internazionale “Mente, corpo e anima” organizzata dal Pontificio Consiglio della Cultura e dalla Fondazione Cura, svoltasi questo sabato. Per quanto riguarda la corporeità, il pontefice afferma che è sì la dimensione più immediata, ma non per questo la più facile da comprendere. Nella nostra vita terrena noi siamo un corpo – e lo saremo anche nella risurrezione – e per conoscerlo occorre uno sguardo allargato, soprattutto se considerato in relazione con la nostra mente, che costituisce la condizione di possibilità della nostra auto-comprensione.
Attualmente si tende ad associare la mente con il cervello, ma i processi neurologici non sono in grado di spiegare tutti i fenomeni che ci definiscono come umani e che spesso non sono misurabili scientificamente perché vanno oltre la corporeità. Ultimamente, grazie alla collaborazione tra scienze naturali e umane, si sono moltiplicati gli sforzi per comprendere meglio il rapporto tra la dimensione materiale e quella non materiale del nostro essere. Così, se si parla della mente è sempre più necessario farlo in una chiave interdisciplinare, altrimenti non si riuscirebbero a spiegare la sensibilità morale, la compassione, l’empatia, l’amore solidale, il senso estetico, la ricerca dell’infinito e del trascendente. Papa Francesco conclude:
«Nella tradizione giudeo-cristiana, così come in quella greco-classica ed ellenistica, queste espressioni umane vengono ricondotte alla dimensione trascendente, identificata con il principio immateriale del nostro essere, cioè con l’anima […]. L’idea che abbiamo ereditato dalla filosofia classica assegna all’anima il ruolo di principio costitutivo che organizza tutto il corpo e dal quale originano le qualità intellettive, affettive e volitive, compresa la coscienza morale. Infatti, la Bibbia e, soprattutto, la riflessione filosofico-teologica con il concetto di anima definivano l’unicità umana, la specificità della persona irriducibile a qualsiasi altra forma di essere vivente, inclusa la sua apertura verso una dimensione soprannaturale e, quindi, a Dio. Questa apertura al trascendente, a qualcosa di più grande di sé, è costitutiva e testimonia il valore infinito di ogni persona umana. Possiamo dire, in linguaggio comune, che è come la finestra, che guarda e porta verso un orizzonte.»
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