La relazione di fiducia con il malato trova una fonte inesauribile nella carità di Cristo

Messaggio di Papa Francesco per la XXIX Giornata mondiale del malato.

«Quando si riduce la fede a sterili esercizi verbali, senza coinvolgersi nella storia e nelle necessità dell’altro, allora viene meno la coerenza tra il credo professato e il vissuto reale. Il rischio è grave; per questo Gesù usa espressioni forti, per mettere in guardia dal pericolo di scivolare nell’idolatria di sé stessi, e afferma: “Uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli”. La critica che Gesù rivolge a coloro che “dicono e non fanno” è salutare sempre e per tutti, perché nessuno è immune dal male dell’ipocrisia […]. Davanti alla condizione di bisogno del fratello e della sorella, Gesù […] propone di fermarsi, ascoltare, stabilire una relazione diretta e personale con l’altro, sentire empatia e commozione per lui o per lei, lasciarsi coinvolgere dalla sua sofferenza fino a farsene carico nel servizio.»

Papa Francesco introduce così il tema della XXIX Giornata mondiale del malato, che si terrà l’11 febbraio 2021, memoria della Beata Vergine Maria di Lourdes: la relazione di fiducia alla base della cura dei malati. L’argomento, spiegato dal pontefice nel consueto messaggio, si ispira al brano evangelico in cui Gesù critica l’ipocrisia di coloro che dicono ma non fanno (Mt 23,1-12). L’esperienza della malattia ci fa sentire vulnerabili, incerti, impotenti e, per questo, bisognosi dell’altro. Come nel caso di Giobbe, che, solo nella sua sventura, sceglie la via della sincerità verso Dio e gli altri e viene per questo rincuorato dal Signore, essa fa scaturire una domanda di senso, che a volte può non trovare subito una risposta, soprattutto se non si ha qualcuno a fianco in grado di aiutare in questa faticosa ricerca.

«La vicinanza, infatti, è un balsamo prezioso, che dà sostegno e consolazione a chi soffre nella malattia. In quanto cristiani, viviamo la prossimità come espressione dell’amore di Gesù Cristo, il buon Samaritano, che con compassione si è fatto vicino ad ogni essere umano, ferito dal peccato. Uniti a Lui per l’azione dello Spirito Santo, siamo chiamati ad essere misericordiosi come il Padre e ad amare, in particolare, i fratelli malati, deboli e sofferenti. E viviamo questa vicinanza, oltre che personalmente, in forma comunitaria: infatti l’amore fraterno in Cristo genera una comunità capace di guarigione, che non abbandona nessuno, che include e accoglie soprattutto i più fragili.»

Infatti, perché vi sia una buona terapia è decisivo l’aspetto relazionale, che deve portare a un patto tra i bisognosi di cura e coloro che li curano fondato sulla fiducia, sul rispetto, sulla sincerità, sulla disponibilità. Una fonte inesauribile di motivazione e forza per questo approccio la si può trovare nella carità di Cristo, come dimostra la millenaria testimonianza di uomini e donne che si sono santificati nel servire gli infermi. Nel Vangelo, le guarigioni operate da Gesù non sono mai gesti magici, ma sempre il frutto di un incontro in cui al dono di Dio, offerto dal Figlio, corrisponde la fede di chi lo accoglie.

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