I luoghi in cui si soffre sono luoghi di condivisione in cui ci si arricchisce a vicenda

Messaggio di Papa Francesco per la XXXIII Giornata Mondiale del Malato.

«Come rimanere forti, quando siamo toccati nella carne da malattie gravi, invalidanti, che magari richiedono cure i cui costi sono al di là delle nostre possibilità? Come farlo quando, oltre alla nostra sofferenza, vediamo quella di chi ci vuole bene e, pur standoci vicino, si sente impotente ad aiutarci?», si chiede Papa Francesco nel messaggio per la trentatreesima Giornata Mondiale del Malato, che sarà celebrata l’11 febbraio 2025. Il titolo “«La speranza non delude» (Rm 5,5) e ci rende forti nella tribolazione” infonde consolazione, perché ci ricorda che Dio è presente vicino a chi soffre, in particolare sotto tre aspetti: l’incontro, il dono e la condivisione.

Cristo, quando invia in missione i settantadue discepoli (Lc 10,1-9), li esorta a dire ai malati «È vicino a voi il regno di Dio», alludendo che l’infermità è un’opportunità d’incontro con il Signore. Scrive il pontefice: «Nel tempo della malattia, infatti, se da una parte sentiamo tutta la nostra fragilità di creature – fisica, psicologica e spirituale –, dall’altra facciamo esperienza della vicinanza e della compassione di Dio, che in Gesù ha condiviso le nostre sofferenze. Egli non ci abbandona e spesso ci sorprende col dono di una tenacia che non avremmo mai pensato di avere, e che da soli non avremmo mai trovato. La malattia allora diventa l’occasione di un incontro che ci cambia, la scoperta di una roccia incrollabile a cui scopriamo di poterci ancorare per affrontare le tempeste della vita».

Poi, nella sofferenza «ci si rende conto che ogni speranza viene dal Signore, e che quindi è prima di tutto un dono da accogliere e da coltivare», continua il Papa. Del resto, «solo nella risurrezione di Cristo ogni nostro destino trova il suo posto nell’orizzonte infinito dell’eternità». Il Risorto cammina con noi e noi «possiamo condividere con Lui il nostro smarrimento, le nostre preoccupazioni e le nostre delusioni, possiamo ascoltare la sua Parola che ci illumina e infiamma il cuore e riconoscerlo presente nello spezzare del Pane, cogliendo nel suo stare con noi, pur nei limiti del presente, quell’oltre che facendosi vicino ci ridona coraggio e fiducia».

Infine, conclude Francesco, bisogna ricordare che «i luoghi in cui si soffre sono spesso luoghi di condivisione, in cui ci si arricchisce a vicenda». Stando vicino a un malato, si impara a sperare e a credere, si scopre l’amore, ci si rende conto di essere angeli di speranza e messaggeri di Dio gli uni per gli altri. Saper cogliere la bellezza di questi incontri di grazia e imparare ad annotarseli nell’anima per non dimenticarli è importante, perché «Sono tutte luci di cui fare tesoro che, pur nel buio della prova, non solo danno forza, ma insegnano il gusto vero della vita, nell’amore e nella prossimità».

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