Maria è esempio di giovane che non perde tempo a cercare il consenso degli altri

Messaggio di Papa Francesco per la XXXVII Giornata Mondiale della Gioventù.

Il percorso verso la XXXVII Giornata Mondiale della Gioventù, che si terrà l’anno prossimo a Lisbona, è all’insegna dell’invito pressante di Dio ad alzarci. Il tema della meditazione del 2020 è stata l’esortazione di Gesù «Giovane, dico a te, alzati!» (Lc 7,14), mentre quello del 2021 l’ordine di Cristo risorto all’apostolo Paolo «Alzati! Ti costituisco testimone di quel che hai visto» (cfr At 26,16). Quest’anno il riferimento è a Maria, che subito dopo l’annunciazione «si alzò e andò in fretta» (Lc 1,39) per andare ad aiutare la cugina Elisabetta. Il verbo comune “alzarsi” rimanda anche al significato di risorgere, risvegliarsi alla vita.

Nel messaggio per la prossima GMG, Papa Francesco ha spiegato il passo evangelico scelto. Maria, dopo lo sconvolgente annuncio dell’angelo, avrebbe potuto paralizzarsi o concentrarsi sulle preoccupazioni dovute alla sua nuova condizione. Invece, fidandosi totalmente di Dio, esce e va da Elisabetta, dove c’è vita e movimento. Nelle nostre esistenze, l’incontro con Cristo risorto non può lasciare fermo nessuno e spinge a portare agli altri la gioia che ne deriva, oltre la soglia di tutte le nostre porte chiuse. «La Madre del Signore è modello dei giovani in movimento, non immobili davanti allo specchio a contemplare la propria immagine o “intrappolati” nelle reti. Lei è tutta proiettata verso l’esterno. È la donna pasquale, in uno stato permanente di esodo, di uscita da sé verso il grande Altro che è Dio e verso gli altri, i fratelli e le sorelle, soprattutto quelli più bisognosi, come era la cugina Elisabetta».

Maria, poi, si avviò in fretta, con slancio gioioso perché piena della grazia dello Spirito Santo. Ella risponde con prontezza a una necessità della sua anziana cugina, anteponendo i bisogni dell’altro a quelli propri. Davanti a un’urgenza occorre agire velocemente, oltrepassando le barriere dell’indifferenza e andando incontro a coloro che attendono qualcuno che si prenda cura di loro. Il Papa invita a chiedersi: «come reagisco di fronte alle necessità che vedo intorno a me? Penso subito a una giustificazione per disimpegnarmi, oppure mi interesso e mi rendo disponibile?». Ovviamente una persona non può risolvere i problemi del mondo, ma può iniziare da quelli di chi è più vicino.

Farlo in fretta significa spingersi verso l’alto e verso l’altro, non agire superficialmente senza impegno né attenzione. La fretta di quando viviamo in famiglia, studiamo a scuola, frequentiamo gli amici, abbiamo una relazione affettiva senza metterci la testa e tanto meno il cuore non è buona. Maria, invece, accoglie l’immenso dono nella nostra vita e lo comunica agli altri, facendoci a nostra volta portatori del suo amore compassionevole di Cristo. Al suo arrivo alla casa di Elisabetta, continua il pontefice, si scopre che anche la cugina ha sperimentato su di sé un prodigioso intervento di Dio: un figlio nella terza età. Queste sorprese dello Spirito avvengono quando al centro mettiamo l’altro, non noi stessi.

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