Bisogna accogliere, proteggere, promuovere e integrare i migranti

Riflessione di Papa Francesco al momento di preghiera per i migranti e i rifugiati.

Si è basata su un parallelo tra l’attualità delle migrazioni e la parabola del buon samaritano contenuta nel vangelo di Luca (Lc 10,25-37) la riflessione di Papa Francesco durante il momento di preghiera per i migranti e i rifugiati organizzato in piazza San Pietro in occasione della sedicesima assemblea generale ordinaria del sinodo dei vescovi in corso. Per il pontefice, qui sta la chiave per passare da un mondo chiuso, in guerra, a un mondo aperto, in pace.

Come la strada che da Gerusalemme portava a Gerico non era un cammino sicuro, anche oggi numerose rotte migratorie che attraversano deserti, foreste, fiumi, mari sono pericolose. Tanti fratelli e sorelle si ritrovano dunque nella stessa condizione del viandante della parabola: derubato, spogliato e percosso. Ingannati da trafficanti senza scrupoli, venduti come merce di scambio, sequestrati e imprigionati, sfruttati e resi schiavi, umiliati e violentati, in troppi muoiono senza arrivare alla meta dopo essere scappati da guerre, dittature, terrorismo, carestie. Il loro dolore grida al cospetto di Dio.

«Anche oggi, come allora, c’è chi vede e passa oltre, sicuramente dandosi una buona giustificazione, in realtà per egoismo, indifferenza, paura. Questa è la verità. Invece, cosa dice il Vangelo di quel samaritano? Dice che vide quell’uomo ferito e ne ebbe compassione. Questa è la chiave. La compassione è l’impronta di Dio nel nostro cuore. Lo stile di Dio è vicinanza, compassione e tenerezza: questo è lo stile di Dio. E la compassione è impronta di Dio nel nostro cuore. Questa è la chiave. Qui c’è la svolta. Infatti da quel momento la vita di quel ferito comincia a risollevarsi, grazie a quell’estraneo che si è comportato da fratello».

Come il buon samaritano, continua il Papa, siamo quindi chiamati a farci prossimi ai viandanti odierni per salvare le loro vite, curare le loro ferite, lenire il loro dolore. Lo dobbiamo fare non limitandoci a soccorrerli, ma prendendoci cura di lui. Così, possiamo trovare il senso delle azioni nei loro confronti: accogliere, proteggere, promuovere e integrare. Siccome è una responsabilità a lungo termine (il buon samaritano si impegna sia all’andata che al ritorno), è importante comprendere le criticità delle sfide delle migrazioni odierne per prepararci adeguatamente a cogliere anche le opportunità che esse offrono, per arrivare a costruire società più inclusive, belle e pacifiche.

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