Papa Francesco: quel giorno di 70 anni fa ha cambiato la mia vita

Messaggio di Papa Francesco per la LX Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni.

Con il messaggio di ieri per la sessantesima Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni sul tema “Vocazione: grazia e missione”, Papa Francesco ha chiesto di riscoprire con stupore che la chiamata del Signore è dono gratuito e, nello stesso tempo, impegno a uscire per portare il Vangelo con fede testimoniale, la quale stringe fortemente il legame tra la vita della grazia, attraverso i sacramenti e la comunione ecclesiale, e l’apostolato nel mondo. A volte la chiamata, rivela il pontefice, «irrompe in modo inaspettato. È stato così per me il 21 settembre 1953 quando, mentre andavo all’annuale festa dello studente, ho sentito la spinta ad entrare in chiesa e a confessarmi. Quel giorno ha cambiato la mia vita e le ha dato un’impronta che dura fino a oggi».

«Però la chiamata divina al dono di sé si fa strada man mano, attraverso un cammino: a contatto con una situazione di povertà, in un momento di preghiera, grazie a una testimonianza limpida del Vangelo, a una lettura che ci apre la mente, quando ascoltiamo una Parola di Dio e la sentiamo rivolta proprio a noi, nel consiglio di un fratello o una sorella che ci accompagna, in un tempo di malattia o di lutto…La fantasia di Dio che ci chiama è infinita. E la sua iniziativa e il suo dono gratuito attendono la nostra risposta. […] Così il dono della vocazione è come un seme divino che germoglia nel terreno della nostra vita, ci apre a Dio e ci apre agli altri per condividere con loro il tesoro trovato».

La vocazione, continua il Papa, include la missione e non c’è piena realizzazione di sé senza offrire agli altri la nuova vita trovata. San Paolo esclamava «Guai a me se non annuncio il Vangelo!» (1 Cor 9,16), perché ogni battezzato ha bisogno di concepire la totalità della sua vita come un invio a testimoniare con atteggiamenti e parole la gioia di stare con Gesù e nella Chiesa. Ciò si traduce in opere di misericordia materiale e spirituale, in uno stile di vita accogliente, mite e controcorrente rispetto alla cultura dello scarto e dell’indifferenza, imitando Cristo che è venuto per servire e non per essere servito. Tutto ciò non nasce semplicemente dalle nostre capacità o intenzioni, ma da una profonda esperienza con Gesù, esemplificata dai due discepoli di Emmaus che, dopo l’incontro con il Risorto, dicono: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?» (Lc 24,32).

Papa Francesco ricorda poi che il termine greco ekklesía significa assemblea di persone convocate. Gesù ha chiamato prima dodici discepoli, poi altri settantadue inviati a due a due (Lc 10,1). Così ha posto le basi della sua nuova comunità, di una Chiesa formata da servitori e servitrici con diverse vocazioni, carismi e ministeri. Dai cristiani laici ai consacrati fino a diaconi, presbiteri e vescovi, ogni specifica vocazione viene alla luce pienamente solo nella relazione armonica con tutte le altre. Solo così la Chiesa può essere una sinfonia vocazionale che irradia nel mondo la vita nuova del Regno di Dio.

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