Il fuoco appiccato da interessi che distruggono non è quello di Dio che alimenta la condivisione

Omelia di Papa Francesco alla messa di apertura del Sinodo dei vescovi per l’Amazzonia.

“Il fuoco di Dio, come nell’episodio del roveto ardente, brucia ma non consuma (cfr Es 3,2). È fuoco d’amore che illumina, riscalda e dà vita, non fuoco che divampa e divora. Quando senza amore e senza rispetto si divorano popoli e culture, non è il fuoco di Dio, ma del mondo. Eppure quante volte il dono di Dio non è stato offerto ma imposto, quante volte c’è stata colonizzazione anziché evangelizzazione! Dio ci preservi dall’avidità dei nuovi colonialismi. Il fuoco appiccato da interessi che distruggono, come quello che recentemente ha devastato l’Amazzonia, non è quello del Vangelo. Il fuoco di Dio è calore che attira e raccoglie in unità. Si alimenta con la condivisione, non coi guadagni. Il fuoco divoratore, invece, divampa quando si vogliono portare avanti solo le proprie idee, fare il proprio gruppo, bruciare le diversità per omologare tutti e tutto.”

Nell’omelia della messa di ieri per l’apertura del Sinodo dei vescovi per l’Amazzonia, Papa Francesco si rifà all’esempio dell’apostolo Paolo e alle sue parole scritte a Timoteo per descrivere come camminare insieme per portare a compimento il Sinodo. Per essere fedeli alla chiamata di Dio, i vescovi devono ravvivare il Suo dono, ricevuto per essere doni gratuiti ai fratelli. Il verbo utilizzato da Paolo per ravvivare è, nell’originale letterale, dare vita a un fuoco.

“Il dono che abbiamo ricevuto è un fuoco, è amore bruciante a Dio e ai fratelli. Il fuoco non si alimenta da solo, muore se non è tenuto in vita, si spegne se la cenere lo copre. Se tutto rimane com’è, se a scandire i nostri giorni è il «si è sempre fatto così», il dono svanisce, soffocato dalle ceneri dei timori e dalla preoccupazione di difendere lo status quo. Ma «in nessun modo la Chiesa può limitarsi a una pastorale di mantenimento, per coloro che già conoscono il Vangelo di Cristo. Lo slancio missionario è un segno chiaro della maturità di una comunità ecclesiale» (Benedetto XVI, Esort. ap. postsin. Verbum Domini, 95). Perché la Chiesa sempre è in cammino, sempre in uscita, mai chiusa in sé stessa. Gesù non è venuto a portare la brezza della sera, ma il fuoco sulla terra. Il fuoco che ravviva il dono è lo Spirito Santo, datore dei doni.”

Lo spirito che Dio ci ha donato, continua Papa Francesco, non è di timidezza, ma di prudenza, virtù cristiana che dispone a discernere in ogni circostanza il vero bene per servire con saggezza. Per farlo, occorre testimoniare il Vangelo, soffrire per il Vangelo, vivere per il Vangelo, vicini ai fratelli e alle sorelle che, come in Amazzonia, portano croci pesanti e attendono la carezza d’amore della Chiesa.

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