Per una Chiesa in cammino serve umiltà dell’ascolto, carisma dell’insieme e coraggio della rinuncia

Omelia di Papa Francesco alla messa per l’apertura della XXI Assemblea generale della Caritas internationalis.

“Ecco la tentazione dell’efficientismo, del pensare che la Chiesa va bene se ha tutto sotto controllo, se vive senza scossoni, con l’agenda sempre in ordine, tutto regolato… […] Ma il Signore non procede così; infatti ai suoi dal cielo non manda una risposta, manda lo Spirito Santo. E lo Spirito non viene portando l’ordine del giorno, viene come fuoco. Gesù non vuole che la Chiesa sia un modellino perfetto, che si compiace della propria organizzazione ed è capace di difendere il proprio buon nome. Povere quelle Chiese particolari che si affannano tanto nell’organizzazione, nei piani, cercando di avere tutto chiaro, tutto distribuito. A me fa soffrire. Gesù non ha vissuto così, ma in cammino, senza temere gli scossoni della vita.”

Nell’omelia della messa di ieri per l’apertura della XXI Assemblea generale della Caritas internationalis, Papa Francesco ha individuato tre elementi essenziali per una Chiesa in cammino: l’umiltà dell’ascolto, il carisma dell’insieme, il coraggio della rinuncia. La rinuncia serve perché l’annuncio del Signore viene prima e vale più di tutto. Per il bene della missione e dell’annuncio, bisogna avere il coraggio di lasciare anche quelle convinzioni e tradizioni umane che sono più di ostacolo che d’aiuto.

“Per seguire il Signore bisogna camminare spediti e per camminare spediti bisogna alleggerirsi, anche se costa. Come Chiesa, non siamo chiamati a compromessi aziendali, ma a slanci evangelici. E nel purificarci, nel riformarci dobbiamo evitare il gattopardismo, cioè il fingere di cambiare qualcosa perché in realtà non cambi nulla. Questo succede ad esempio quando, per cercare di stare al passo coi tempi, si trucca un po’ la superficie delle cose, ma è solo maquillage per sembrare giovani. Il Signore non vuole aggiustamenti cosmetici, vuole la conversione del cuore, che passa attraverso la rinuncia. Uscire da sé è la riforma fondamentale.”

Per giungere al coraggio della rinuncia si deve partire dall’umiltà dell’ascolto. Il disinteresse di sé porta ciascuno a lasciar parlare l’altro, l’unico modo per entrare veramente in lui, e alla disponibilità a cambiare le proprie convinzioni, diventando così umili. La Chiesa deve fare discernimento tramite l’ascolto della vita, della realtà delle persone.

“Per chi vuole percorrere le vie della carità, l’umiltà e l’ascolto significano orecchio teso ai piccoli. […] È sempre importante ascoltare la voce di tutti, specialmente dei piccoli e degli ultimi. Nel mondo chi ha più mezzi parla di più, ma tra noi non può essere così, perché Dio ama rivelarsi attraverso i piccoli e gli ultimi. E a ciascuno chiede di non guardare nessuno dall’alto in basso. È lecito guardare una persona dall’alto in basso soltanto per aiutarla a sollevarsi; l’unica volta, altrimenti non si può.”

L’ascolto e la rinuncia passano dal carisma dell’insieme, dove l’unità prevale sempre sulle differenze. Per ognuno al primo posto non ci devono essere le proprie preferenze e strategie, ma l’essere e sentirsi Chiesa di Gesù, raccolta nella carità che non crea uniformità, ma comunione.

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