L’identità del cristiano è semplicemente vivere le Beatitudini

Omelia di Papa Francesco alla celebrazione della messa per la commemorazione dei defunti alle Catacombe di Priscilla.

La messa per la commemorazione dei defunti celebrata da Papa Francesco si è tenuta ieri presso le Catacombe di Priscilla, a Roma. È stata la prima volta nella vita che il pontefice è sceso dove i primi cristiani seppellivano i propri morti e celebravano l’eucaristia e il luogo l’ha sorpreso, perché gli ha ricordato che questo brutto momento della storia non è stato superato. Infatti, ancora oggi ci sono Paesi dove la gente per celebrare l’eucaristia deve fare finta di fare una festa o un compleanno. Le catacombe e le persecuzioni contro i cristiani, associate alle Letture del giorno, hanno fatto venire in mente al Papa tre parole: identità, posto e speranza.

«L’identità del cristiano è questa: le Beatitudini. Non ce n’è un’altra. Se tu fai questo, se vivi così, sei cristiano. “No, ma guarda, io appartengo a quell’associazione, a quell’altra…, sono di questo movimento…”. Sì, sì, tutte cose belle; ma queste sono fantasia davanti a questa realtà. La tua carta d’identità è questa [indica il Vangelo] e, se tu non hai questa, non servono a nulla i movimenti o le altre appartenenze. O tu vivi così, o non sei cristiano. Semplicemente. Lo ha detto il Signore. […] Senza questo non c’è identità. C’è la finzione di essere cristiani, ma non l’identità.»

«Il posto del cristiano è un po’ dappertutto, noi non abbiamo un posto privilegiato nella vita. Alcuni vogliono averlo, sono cristiani “qualificati”. Ma questi corrono il rischio di rimanere con il “qualificati” e far cadere il “cristiano”. I cristiani, qual è il loro posto? “Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio” (Sap 3,1): il posto del cristiano è nelle mani di Dio, dove Lui vuole. […] E lì siamo sicuri, succeda quel che succeda, anche la croce. La nostra identità [indica il Vangelo] dice che saremo beati se ci perseguitano, se dicono ogni cosa contro di noi; ma se siamo nelle mani di Dio piagate di amore, siamo sicuri. Questo è il nostro posto. E oggi possiamo domandarci: ma io, dove mi sento più sicuro? Nelle mani di Dio o con altre cose, con altre sicurezze che noi affittiamo ma che alla fine cadranno, che non hanno consistenza?»

«Questi cristiani, con questa carta d’identità, che vivevano e vivono nelle mani di Dio, sono uomini e donne di speranza. E questa è la terza parola che mi viene oggi: speranza. L’abbiamo sentito nella seconda Lettura: quella visione finale dove tutto è ri-fatto, dove tutto è ri-creato, quella Patria dove tutti noi andremo. E per entrare lì non ci vogliono cose strane, non ci vogliono atteggiamenti un po’ sofisticati: ci vuole soltanto di far vedere la carta d’identità: “È a posto, vai avanti”.»

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