Il consumismo è un virus che intacca la fede alla radice

L’omelia di Papa Francesco alla messa in rito zairese celebrata in occasione del 25° anniversario della nascita della Cappellania cattolica congolese di Roma.

«Gesù viene: l’Avvento ci ricorda questa certezza già dal nome, perché la parola Avvento significa venuta. Il Signore viene: ecco la radice della nostra speranza, la sicurezza che tra le tribolazioni del mondo giunge a noi la consolazione di Dio, una consolazione che non è fatta di parole, ma di presenza, della sua presenza che viene in mezzo a noi. […] Al di là di ogni evento favorevole o contrario, il Signore non ci lascia soli.»

Nell’omelia della messa in rito zairese celebrata domenica in occasione del 25° anniversario della nascita della Cappellania cattolica congolese di Roma, Papa Francesco ha detto che il verbo venire non si coniuga solo per Dio, ma anche per noi: come profetizza Isaia, tutti vengono insieme alla casa di Dio, per il quale non siamo mai estranei, ma figli attesi. Attenzione però: a questo invito è possibile preferire quello delle tenebre del mondo.

«Ai giorni di Noè […], mentre qualcosa di nuovo e sconvolgente stava per arrivare, nessuno ci badava, perché tutti pensavano solo a mangiare e a bere. In altre parole, tutti riducevano la vita ai loro bisogni, si accontentavano di una vita piatta, orizzontale, senza slancio. Non c’era attesa di qualcuno, soltanto la pretesa di avere qualcosa per sé, da consumare. Attesa del Signore che viene, e non pretesa di avere qualcosa da consumare noi. Questo è il consumismo. Il consumismo è un virus che intacca la fede alla radice, perché ti fa credere che la vita dipenda solo da quello che hai, e così ti dimentichi di Dio che ti viene incontro e di chi ti sta accanto.»

Così, anche se il Signore viene si seguono i propri appetiti, se il fratello bussa alla porta ci si sente disturbati nei propri piani. Per il pontefice, questo atteggiamento anestetizza il cuore e fa vivere di cose senza saper più per cosa. Oggetti e passatempi finiscono per non bastare mai e nell’insoddisfazione ci si sente minacciati. Allora si alza il livello dell’odio, perché non si trovano risposte al volere sempre di più.

«Lo vediamo oggi là dove il consumismo impera: quanta violenza, anche solo verbale, quanta rabbia e voglia di cercare un nemico a tutti i costi! Così, mentre il mondo è pieno di armi che provocano morti, non ci accorgiamo che continuiamo ad armare il cuore di rabbia. Da tutto questo Gesù vuole ridestarci. Lo fa con un verbo: vegliate (Mt 24,42). […] Vegliare è non cedere al sonno che avvolge tutti. Per poter vegliare occorre avere una speranza certa: […] Dio viene e la sua luce rischiarerà pure le tenebre più fitte. Ma a noi oggi tocca vigilare, vegliare: vincere la tentazione che il senso della vita è accumulare […], a noi tocca smascherare l’inganno che si è felici se si hanno tante cose, resistere alle luci abbaglianti dei consumi, che brilleranno ovunque in questo mese, e credere che la preghiera e la carità non sono tempo perso, ma i tesori più grandi.»

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