Omelia di Papa Francesco nei secondi vespri per la LIV Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani.
Omelia di Papa Francesco nei secondi vespri per la LIV Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani.
Anche ieri, nella solennità della Conversione di san Paolo e nella celebrazione dei secondi vespri per la LIV Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, Papa Francesco è stato costretto a saltare la messa a causa di una sciatalgia. La liturgia è stata presieduta dal cardinale Kurt Koch, che ha letto l’omelia preparata dal pontefice. Il testo è una riflessione sulla richiesta di Gesù «Rimanete nel mio amore» (Gv 15,9), legata all’immagine della vite, che rappresenta Lui, e dei tralci, ovvero tutti i battezzati innestati sulla pianta e uniti a Cristo. Questa unione ha tre livelli, che il papa paragona agli anelli concentrici di un tronco.
Il cerchio più interno è il rimanere in Gesù, punti di partenza per il cammino di ciascuno verso l’unità. Nella veloce e complessa società odierna, è facile perdere la rotta e non trovare più un punto fermo, cosa che ci fa sentire frammentati. Cristo ci mostra come fare: ogni giorno si ritirava in luoghi deserti per pregare. Con la preghiera si mette nel cuore del Signore tutto quello che popola il nostro, dalle speranze alle paure, dalle gioie ai dolori. Così possiamo sperimentare il suo amore e, come il tralcio che prende la linfa dal tronco, ne traiamo vita.
Il secondo cerchio è quello dell’unità con i cristiani, in quanto tralci della stessa vite. Solo rimanendo in Dio ci avviciniamo agli altri e nella misura in cui ci avviciniamo agli altri rimaniamo in Dio. La preghiera deve quindi portare all’amore, altrimenti è solo una vuota abitudine. Amare i fratelli, però, non è sempre facile. Per questo, il Padre ci insegna a tagliare ogni tralcio che non porta frutto e a potare ogni tralcio che invece ne porta, perché così troveremo più frutti. Ciò significa che per amare dobbiamo liberarci dei pregiudizi sugli altri e degli attaccamenti mondani che ci distraggono dal Vangelo.
Il terzo cerchio, il più ampio, è l’umanità intera. Lo Spirito Santo soffia dove vuole ricondurre all’unità e ci spinge ad amare non solo chi ci vuole bene e condivide i nostri valori, ma tutti, come Gesù ci ha insegnato. Dall’amore gratuito, puro e disinteressato si riconosce se apparteniamo alla vite di Gesù. Lo Spirito ci insegna così la concretezza dell’amore verso tutti quelli con i quali condividiamo la stessa umanità e, riscoprendoci fratelli e sorelle, cresceremo nell’unità.
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