Omelia di Papa Francesco per la LVI Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani.
Omelia di Papa Francesco per la LVI Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani.
Nell’omelia per i secondi vespri celebrati ieri nel giorno della solennità della Conversione di san Paolo apostolo e per la cinquantaseiesima Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, Papa Francesco si è soffermato su due parole profetiche di Dio dette per mezzo della voce di Isaia: ammonimento e cambiamento. La prima è legata a esortazioni come «Quando venite a presentarvi a me, […] smettete di presentare offerte inutili; […] quando stendete le mani io distolgo gli occhi da voi. Anche se moltiplicaste le preghiere, io non ascolterei» (Is 1,12-16), che esprimono l’indignazione del Signore.
«Anzitutto, Egli biasima il fatto che nel suo tempio, nel suo nome, non si compie ciò che Lui vuole: non incenso e offerte, ma che venga soccorso l’oppresso, che sia resa giustizia all’orfano, che sia difesa la causa della vedova […]. Dio soffre quando noi, che ci diciamo suoi fedeli, anteponiamo la nostra visione alla sua, seguiamo i giudizi della terra anziché quelli del Cielo, accontentandoci di ritualità esteriori e rimanendo indifferenti nei riguardi di coloro ai quali Egli tiene maggiormente. Dio dunque si addolora, potremmo dire, per il nostro fraintendimento indifferente».
Oltre a questo motivo, il pontefice parla di un’altra offesa nei confronti del Signore: la violenza sacrilega. Si legge: «Non posso sopportare delitto e solennità. […] Le vostre mani grondano sangue. […] Allontanate dai miei occhi il male delle vostre azioni» (Is 1,13-16). Egli soffre per la violenza commessa verso il Suo tempio che è l’uomo, mentre viene onorato nei templi costruiti dall’uomo. Per questo dobbiamo opporci alla guerra, alla violenza, all’ingiustizia ovunque siano, soprattutto se ci diciamo cristiani. La Parola di Dio ci avverte: «Imparate a fare il bene, cercate la giustizia» (Is 1,17), perché, come dice l’apostolo Paolo, la Sua grazia in noi non sia vana (1Cor 15,10).
Dunque, l’ammonimento divino è volto al nostro cambiamento. Doppiamo imparare a rimediare ai nostri errori, con l’aiuto del Padre che ci vede oppressi dalle troppe colpe: «Lavatevi, purificatevi […]. Cessate di fare il male […]. Su, venite e discutiamo – dice il Signore. Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve» (Is 1,16-18). Senza di Lui, quindi, non siamo capaci di liberarci dai nostri peccati. Da soli non ce la facciamo, ma insieme è possibile. Questa conversione ha quindi una dinamica comunitaria e ci fa riscoprire che tutti i fedeli sparsi per il mondo sono in comunione con gli altri nello Spirito Santo.
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