Omelia di Papa Francesco alla messa nella solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo.
Omelia di Papa Francesco alla messa nella solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo.
«La Scrittura ci è stata donata per vincere la dimenticanza di Dio. Quanto è importante farne memoria quando preghiamo! […] Anche le meraviglie e i prodigi che il Signore ha fatto nella nostra stessa vita. È essenziale ricordare il bene ricevuto: senza farne memoria diventiamo estranei a noi stessi, “passanti” dell’esistenza; senza memoria ci sradichiamo dal terreno che ci nutre e ci lasciamo portare via come foglie dal vento. Fare memoria invece è riannodarsi ai legami più forti, è sentirsi parte di una storia, è respirare con un popolo. La memoria non è una cosa privata, è la via che ci unisce a Dio e agli altri. Per questo nella Bibbia il ricordo del Signore va trasmesso di generazione in generazione, va raccontato di padre in figlio.»
Nell’omelia della messa nella solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, dopo queste prima parole Papa Francesco pone un problema: come si può ricordare quello che si è solo sentito dire senza averne fatto esperienza? Dio, che sa quanto sia difficile mantenere il ricordo, non ci ha lasciato solo delle parole, perché è facile scordare quello che si ascolta e legge. Infatti Gesù ha detto: «Fate questo in memoria di me» (1 Cor 11,24). Fare, dunque: riunirsi come comunità e celebrare l’Eucaristia per ricordarsi di Lui, che così guarisce la nostra memoria ferita.
«Guarisce anzitutto la nostra memoria orfana. […] Tanti hanno la memoria segnata da mancanze di affetto e da delusioni cocenti, ricevute da chi avrebbe dovuto dare amore e invece ha reso orfano il cuore. Si vorrebbe tornare indietro e cambiare il passato, ma non si può. Dio, però, può guarire queste ferite, immettendo nella nostra memoria un amore più grande: il suo. L’Eucaristia ci porta l’amore fedele del Padre, che risana la nostra orfanezza. Ci dà l’amore di Gesù, che ha trasformato un sepolcro da punto di arrivo a punto di partenza e allo stesso modo può ribaltare le nostre vite. Ci infonde l’amore dello Spirito Santo, che consola, perché non lascia mai soli, e cura le ferite.»
«Con l’Eucaristia il Signore guarisce anche la nostra memoria negativa, […] che porta sempre a galla le cose che non vanno e ci lascia in testa la triste idea che non siamo buoni a nulla, che facciamo solo errori, che siamo “sbagliati”. Gesù viene a dirci che non è così. Egli è contento di farsi intimo a noi e, ogni volta che lo riceviamo, ci ricorda che siamo preziosi […]. Il Signore sa che il male e i peccati non sono la nostra identità; sono malattie, infezioni. E viene a curarle con l’Eucaristia, che contiene gli anticorpi per la nostra memoria malata di negatività. Con Gesù possiamo immunizzarci dalla tristezza. […] Ecco la forza dell’Eucaristia, che ci trasforma in portatori di Dio: portatori di gioia, non di negatività.»
«L’Eucaristia, infine, guarisce la nostra memoria chiusa. Le ferite che ci teniamo dentro non creano problemi solo a noi, ma anche agli altri. Ci rendono paurosi e sospettosi: all’inizio chiusi, alla lunga cinici e indifferenti. Ci portano a reagire nei confronti degli altri con distacco e arroganza, illudendoci che in questo modo possiamo controllare le situazioni. Ma è un inganno: solo l’amore guarisce alla radice la paura e libera dalle chiusure che imprigionano. Così fa Gesù, venendoci incontro con dolcezza, nella disarmante fragilità dell’Ostia; così fa Gesù, Pane spezzato per rompere i gusci dei nostri egoismi; così fa Gesù, che si dona per dirci che solo aprendoci ci liberiamo dai blocchi interiori, dalle paralisi del cuore. […] L’Eucaristia spegne in noi la fame di cose e accende il desiderio di servire. […] Gesù nell’Eucaristia si fa vicino a noi: non lasciamo solo chi ci sta vicino!»
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