Al trionfalismo il Signore ha risposto rimanendo fedele alla via dell’umiltà

L’omelia di Papa Francesco nella Domenica delle Palme e della Passione del Signore.

“Gesù ci mostra come affrontare i momenti difficili e le tentazioni più insidiose, custodendo nel cuore una pace che non è distacco, non è impassibilità o superomismo, ma è abbandono fiducioso al Padre e alla sua volontà di salvezza, di vita, di misericordia; e, in tutta la sua missione, è passato attraverso la tentazione di «fare la sua opera» scegliendo Lui il modo e slegandosi dall’obbedienza al Padre. Dall’inizio, nella lotta dei quaranta giorni nel deserto, fino alla fine, nella Passione, Gesù respinge questa tentazione con la fiducia obbediente nel Padre.”

Nell’omelia della Domenica delle Palme e della Passione del Signore, Papa Francesco introduce alla Settimana Santa attraverso la contrapposizione fra le acclamazioni durante la processione con i rami di palma e di ulivo e l’umiliazione di Gesù nella Passione, ovvero le grida festose e l’accanimento feroce. Col suo ingresso in Gerusalemme, Gesù ci mostra la via dell’umiltà.

“Il trionfalismo cerca di avvicinare la meta per mezzo di scorciatoie, di falsi compromessi. Punta a salire sul carro del vincitore. Il trionfalismo vive di gesti e di parole che però non sono passati attraverso il crogiolo della croce; si alimenta del confronto con gli altri giudicandoli sempre peggiori, difettosi, falliti… Una forma sottile di trionfalismo è la mondanità spirituale, che è il maggior pericolo, la tentazione più perfida che minaccia la Chiesa. Gesù ha distrutto il trionfalismo con la sua Passione. Il Signore ha veramente condiviso e gioito con il popolo, con i giovani che gridavano il suo nome acclamandolo Re e Messia. Il suo cuore godeva nel vedere l’entusiasmo e la festa dei poveri d’Israele. […] Umiltà non vuol dire negare la realtà, e Gesù è realmente il Messia, è realmente il Re.”

Ma Gesù sa che, allo stesso tempo, deve percorrere la via dell’umiliazione e, per giungere al vero trionfo, deve fare spazio a Dio attraverso lo svuotamento di sé. La croce va abbracciata, non può essere negoziata. Anche il fedele deve imparare a tacere, pregare e umiliarsi. La prima è stata Maria, poi sono venuti i santi. Siccome ieri era la XXXIV Giornata Mondiale della Gioventù, Papa Francesco, ricordando i tanti santi e sante giovani, specialmente quelli della porta accanto che solo Dio conosce e a volte ama svelarci a sorpresa, ha esortato ragazzi e ragazze a non vergognarsi di manifestare il proprio entusiasmo per Gesù, non avendo paura di seguirlo sulla via della croce.

“È impressionante il silenzio di Gesù nella sua Passione, vince anche la tentazione di rispondere, di essere «mediatico». Nei momenti di oscurità e grande tribolazione bisogna tacere, avere il coraggio di tacere, purché sia un tacere mite e non rancoroso. […] E mentre attendiamo che il Signore venga e calmi la tempesta (cfr Mc 4,37-41), con la nostra silenziosa testimonianza in preghiera, diamo a noi stessi e agli altri «ragione della speranza che è in [noi]» (1 Pt 3,15). Questo ci aiuterà a vivere nella santa tensione tra la memoria delle promesse, la realtà dell’accanimento presente nella croce e la speranza della risurrezione.”

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