Nella XXIII Giornata Mondiale della Vita Consacrata, Papa Francesco rivolge l’omelia della Festa della Presentazione del Signore ai consacrati.
Nella XXIII Giornata Mondiale della Vita Consacrata, Papa Francesco rivolge l’omelia della Festa della Presentazione del Signore ai consacrati.
“Seguire Gesù non è una decisione presa una volta per tutte, è una scelta quotidiana. E il Signore non si incontra virtualmente, ma direttamente, incontrandolo nella vita, nella concretezza della vita. Altrimenti Gesù diventa solo un bel ricordo del passato. Quando invece lo accogliamo come Signore della vita, centro di tutto, cuore pulsante di ogni cosa, allora Egli vive e rivive in noi. E accade anche a noi quello che accadde nel tempio: attorno a Lui tutto si incontra, la vita diventa armoniosa.”
Lo ha detto Papa Francesco nell’omelia alla Festa della Presentazione del Signore di sabato, XXIII Giornata Mondiale della Vita Consacrata. La memoria dell’incontro fondante col Signore, quindi, non è una questione privata con Dio, ma deve sbocciare nell’incontro col popolo di Dio, con la sua storia concreta e le sue tradizioni vive. Inoltre, la chiamata è duplice.
“C’è una prima chiamata «secondo la Legge. È quella di Giuseppe e Maria, che vanno al tempio per compiere ciò che la Legge prescrive. […] Non è una costrizione: i genitori di Gesù non vanno per forza o per soddisfare un mero adempimento esterno; vanno per rispondere alla chiamata di Dio. C’è poi una seconda chiamata, secondo lo Spirito. È quella di Simeone e Anna. […] Due giovani accorrono al tempio chiamati dalla Legge; due anziani mossi dallo Spirito. Questa duplice chiamata, della Legge e dello Spirito, che cosa dice alla nostra vita spirituale e alla nostra vita consacrata? Che tutti siamo chiamati a una duplice obbedienza: alla legge – nel senso di ciò che dà buon ordine alla vita – e allo Spirito, che fa cose nuove nella vita. Così nasce l’incontro col Signore: lo Spirito rivela il Signore, ma per accoglierlo occorre la costanza fedele di ogni giorno.”
Dopo l’incontro, c’è la visione. Come per Simeone, che dice: «I miei occhi hanno visto la tua salvezza» (Lc 2,30). Come per Anna, che loda Dio e parla solo di Lui, Non vedono prodigi, ma la semplicità di Dio. Non cercano altro, trovando in Lui il senso ultimo della vita. Questa è la visione della vita consacrata.
“Ecco la vita consacrata: lode che dà gioia al popolo di Dio, visione profetica che rivela quello che conta. Quand’è così fiorisce e diventa richiamo per tutti contro la mediocrità: contro i cali di quota nella vita spirituale, contro la tentazione di giocare al ribasso con Dio, contro l’adattamento a una vita comoda e mondana, contro il lamento – le lamentele! –, l’insoddisfazione e il piangersi addosso, contro l’abitudine al «si fa quel che si può» e al «si è sempre fatto così»: queste non sono frasi secondo Dio. La vita consacrata non è sopravvivenza, non è prepararsi all’ars bene moriendi: questa è la tentazione di oggi davanti al calo delle vocazioni. No, non è sopravvivenza, è vita nuova. «Ma… siamo poche…» – è vita nuova. È incontro vivo col Signore nel suo popolo. È chiamata all’obbedienza fedele di ogni giorno e alle sorprese inedite dello Spirito. È visione di quel che conta abbracciare per avere la gioia: Gesù.”
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