Le omelie di Papa Francesco alle messe del Crisma e della Cena del Signore nel Giovedì santo.
Le omelie di Papa Francesco alle messe del Crisma e della Cena del Signore nel Giovedì santo.
«Lo spirito del Signore è sopra di me» (Lc 4,18): è da questo versetto che cominciata la predicazione di Gesù ed è su di esso che è incentrata l’omelia di Papa Francesco alla messa del Crisma celebrata nella mattina del Giovedì della Settimana santa. Senza lo Spirito del Signore, ha detto, non c’è vita cristiana e senza la sua unzione non c’è santità. Esso, dunque, «dà la vita» (Gv 6,63) ed è anche all’origine del ministero del sacerdote. È senza merito, per pura grazia che quest’ultimo riceve l’unzione che lo rende padre e pastore nel popolo di Dio. Tutto ha inizio con una chiamata d’amore che rapisce il cuore, la quale prima o poi giunge a un momento di crisi, a una tappa pasquale.
Delusioni e abitudinarietà usurano l’ideale originario e rischiano di portare al compromesso e allo scoraggiamento, ma possono essere un’occasione di svolta. I sacerdoti sono chiamati a essere abbastanza umili per confessarsi vinti dal Cristo umiliato e crocifisso e accettare di iniziare un nuovo cammino con l’aiuto dello Spirito: è il tempo di una seconda unzione. La via per questo passo di maturazione è ammettere la verità della propria debolezza, guardandosi dentro fino in fondo e riscoprendo che la vita spirituale diventa libera e gioiosa non quando si salvano le forme, ma quando si lascia allo Spirito l’iniziativa. Solo così verrà custodita l’unzione, con la quale Dio manda a portare armonia dove non c’è.
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Nel pomeriggio, il Papa si è recato alla casa circondariale minorile di Casal del Marmo per la messa vespertina della Cena del Signore. Nella sua omelia, ha spiegato come la lavanda dei piedi fatta prima di entrare in casa fosse un’abitudine ai tempi di Gesù, in quanto le strade erano polverose, ed era eseguita dagli schiavi. Per questo il gesto compiuto da Cristo, proprio il giorno prima di essere crocifisso e morire come uno schiavo per pagare il debito di tutti noi, suscitò sbalordimento tra i discepoli. Ma è proprio questo l’insegnamento per avere un cuore nobile, dice Francesco: «Se noi ascoltassimo queste cose di Gesù, la vita sarebbe così bella perché ci affretteremmo ad aiutarci l’un l’altro, invece di fregare uno all’altro, di approfittarsi l’uno dell’altro».
Il gesto di lavare i piedi da parte del pontefice non è una cosa folcloristica, è l’annuncio di come dobbiamo essere noi uno con l’altro. Nella nostra società c’è molta gente che si approfitta delle persone, compie ingiustizie, paga i lavoratori la metà di quello che spetterebbe loro. Nessuno di noi può dire “Io grazie a Dio non sono così”, perché la certezza che ognuno di noi può scivolare è quello che ci dà la dignità di essere peccatori. Gesù ci vuole in questo modo ed è per questo che ha voluto lavare i piedi come un servo. Aiutarsi a vicenda, ricordandosi che il Signore ci sta sempre accanto anche nelle difficoltà, rende la vita più bella.
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