I tre spazi di idolatria nascosta che separano il sacerdote dalla presenza di Dio

Omelie di Papa Francesco alle messe del Crisma e nella Cena del Signore del Giovedì santo.

Nell’omelia della messa del Crisma celebrata oggi, Giovedì santo, Papa Francesco si rivolge ai ministri di Dio dicendo loro che essere sacerdoti è una grazia molto grande, che il Signore ripaga fedelmente con il salario più importante (Is 61,8): il suo Amore e il perdono incondizionato dei nostri peccati a prezzo del suo sangue versato sulla Croce (Ap 1,5-6). Lasciarsi amare e perdonare è un invito non solo per sé stessi, ma anche affinché si possa servire con una coscienza pulita il popolo di Dio. Per riuscirci occorre costantemente fissare gli occhi di Gesù come ha fatto la sua gente dopo che lui ebbe letto il passo del profeta Isaia (Lc 4,20), per lasciargli guardare nel nostro cuore sia le grazie quotidiane che le tentazioni e gli idoli da riconoscere e rigettare.

Il pontefice ha poi individuato tre spazi di idolatria nascosta che, a poco a poco, depotenziano la vocazione dei pastori e li separano dalla presenza benefica e amorosa di Cristo. Il primo si apre dove c’è mondanità spirituale, caratterizzata da un trionfalismo senza Croce che si scontra con l’umiliazione di Gesù nell’incarnazione. Infatti, un sacerdote mondano non è altro che un pagano clericalizzato. Il secondo mette le radici là dove si dà il primato al pragmatismo dei numeri. L’amore per le statistiche che può cancellare ogni tratto personale, dare la preminenza alla maggioranza e diventare il criterio di discernimento non hanno niente a che fare con l’amore di Dio.

Il terzo spazio di idolatria nascosta, apparentato al precedente, è quello che si apre con il funzionalismo, che mira all’efficacia senza badare al percorso. Il sacerdote funzionalista non sa gioire delle grazie che lo Spirito effonde sul suo popolo, perché si nutre del suo ego che vuole realizzare un proprio programma. Negli ultimi due casi, la speranza, ovvero lo spazio dell’incontro con Dio, viene sostituita dal pastore con il riscontro empirico e la propria vanagloria, disintegrando l’unione del suo popolo con il Padre. Per questo, conclude il Papa, l’unica via per non sbagliarsi nel sapere a che cosa ci conduce il nostro cuore è Gesù, è il confronto quotidiano con Lui, «come se anche oggi si fosse seduto nella nostra chiesa parrocchiale e ci avesse detto che oggi si è compiuto tutto quello che abbiamo ascoltato».

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Nell’omelia della messa nella Cena del Signore, Papa Francesco ha continuato questo discorso mettendolo in relazione alla lavanda dei piedi, simbolo del servizio senza interessi di una persona nei confronti di un’altra. Infatti, egli ha detto che i sacerdoti dovrebbero essere i primi a servire gli altri in questo senso, non a sfruttarli per i propri interessi. Altrimenti si rischia di andare sulla strada del clericalismo, che impedisce il vero amore per i fratelli e le sorelle. Il gesto di Gesù è un segno che vuol dire: “Io non giudico nessuno. Io cerco di servire tutti”. C’è solo Dio che giudica, ma lo fa con la volontà di perdonare.

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