Omelia di Papa Francesco per il Giubileo dei diaconi.
Omelia di Papa Francesco per il Giubileo dei diaconi.
Anche la messa di ieri celebrata in occasione del Giubileo dei diaconi non è stata presieduta da Papa Francesco, ancora ricoverato in ospedale. Il sostituto mons. Rino Fisichella, pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione, ha letto l’omelia preparata dal pontefice, che si è concentrata su tre aspetti della dimensione fondamentale della vita cristiana e del diaconato: la gratuità. Innanzitutto c’è il perdono, radicato nelle parole di Gesù «Amate i vostri nemici» (Lc 6,27), il cui annuncio è un compito essenziale del diacono. Infatti, «per crescere insieme, condividendo luci e ombre, successi e fallimenti gli uni degli altri, è necessario saper perdonare e chiedere perdono, riallacciando relazioni e non escludendo dal nostro amore nemmeno chi ci colpisce e tradisce. […] Perdonare, allora, vuol dire preparare al futuro una casa accogliente, sicura, in noi e nelle nostre comunità».
Il secondo aspetto è il servizio disinteressato, come dice Cristo nel Vangelo: «Fate del bene e prestate senza sperarne nulla» (Lc 6,35). Queste parole portano in sé il buon profumo dell’amicizia, afferma il Papa, prima di tutto quella di Dio per noi, poi anche la nostra. Per un diacono, tale atteggiamento è una dimensione sostanziale del suo essere. Il suo servizio va accompagnato il più possibile con un sorriso, senza lamentarsi e senza cercare riconoscimenti, sostenendosi gli uni con gli altri. Così, il suo agire concorde e generoso sarà «un ponte che unisce l’Altare alla strada, l’Eucaristia alla vita quotidiana delle persone» e la carità sarà la sua liturgia più bella e la liturgia il suo più umile servizio.
Infine, c’è la gratuità come fonte di comunione. «Dare senza chiedere nulla in cambio unisce, crea legami, perché esprime e alimenta uno stare insieme che non ha altro fine se non il dono di sé e il bene delle persone». La comunione si costruisce «dicendo al fratello e alla sorella, colle parole, ma soprattutto coi fatti, personalmente e come comunità: “per noi tu sei importante”, “ti vogliamo bene”, “ti vogliamo partecipe del nostro cammino e della nostra vita”». In questo modo, la missione diaconale fa allargare la propria famiglia a chi è nel bisogno e trasforma la società in cui si vive un luogo sempre più accogliente e aperto a tutti, rendendola una delle espressioni più belle di una Chiesa sinodale e in uscita.
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