Omelia di Papa Francesco alla messa con ordinazioni presbiteriali nella quarta domenica di Pasqua.
Omelia di Papa Francesco alla messa con ordinazioni presbiteriali nella quarta domenica di Pasqua.
«Un tempo […] si parlava della carriera ecclesiastica, che non aveva lo stesso significato che ha oggi. Questa non è una carriera: è un servizio, un servizio come quello che ha fatto Dio al suo popolo. E questo servizio di Dio al suo popolo ha delle tracce, ha uno stile, uno stile che voi dovete seguire. Stile di vicinanza, stile di compassione e stile di tenerezza. Questo è lo stile di Dio. Vicinanza, compassione, tenerezza.»
Ieri, durante la messa con ordinazioni presbiteriali nella quarta domenica di Pasqua, Papa Francesco si è rivolto così ai novelli sacerdoti ordinati e ha illustrato loro le quattro vicinanze del prete. Innanzitutto, c’è la vicinanza con Dio nella preghiera, nei sacramenti e nella messa, perché parlare con Lui, che si è fatto vicino a noi nel suo Figlio, vuol dire essergli a nostra volta vicini. Poi bisogna essere vicini al vescovo e umili sui collaboratori, perché intorno a lui si può perseguire l’unità, anche nei momenti brutti.
La terza vicinanza è quella tra presbiteri e ciò significa non sparlare mai di un fratello prete e non dare adito a pettegolezzi, ma dire quello che si pensa in faccia. Infine, occorre essere vicini al popolo di Dio, non dimenticandosi da dove si è venuti e ricordandosi di essere loro sacerdoti, non chierici di Stato. Prima di esortare ad allontanarsi dalla vanità e dall’orgoglio dei soldi e a non essere arrampicatori in cerca di una carriera ecclesiastica, su questo stile di vicinanza, che è quello di Dio, il pontefice ha aggiunto:
«Lo stile di Dio è anche uno stile di compassione e di tenerezza. Non chiudere il cuore ai problemi. E ne vedrete tanti! Quando la gente viene a dirvi i problemi e per essere accompagnata, perdete tempo ascoltando e consolando. La compassione, che ti porta al perdono, alla misericordia. Per favore: siate misericordiosi, siate perdonatori. Perché Dio perdona tutto, non si stanca di perdonare, siamo noi che ci stanchiamo di chiedere perdono. […] Ma compassione tenera, con quella tenerezza di famiglia, di fratelli, di padre… con quella tenerezza che ti fa sentire che stai nella casa di Dio.»
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