Nel cammino quaresimale ritorniamo alla verità di noi stessi, a Dio e agli altri

Omelia di Papa Francesco per il Mercoledì delle Ceneri.

«La Quaresima è […] il tempo favorevole per ritornare all’essenziale, per spogliarci di ciò che ci appesantisce, per riconciliarci con Dio, per ravvivare il fuoco dello Spirito Santo che abita nascosto tra le ceneri della nostra fragile umanità. Ritornare all’essenziale. È il tempo di grazia per mettere in pratica quello che il Signore ci ha chiesto […]: “Ritornate a me con tutto il cuore” (Gl 2,12). Ritornare all’essenziale, che è il Signore».

Papa Francesco ha introdotto con queste parole, derivanti dall’espressione dell’apostolo Paolo «Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!» (2 Cor 6,2), la sua omelia alla messa nel Mercoledì delle Ceneri tenuta alla basilica di Santa Sabina a Roma. Per entrare nello spirito del tempo quaresimale con il rito delle ceneri, egli propone due inviti. Il primo è a ritornare alla verità di noi stessi. Le ceneri ci ricordano chi siamo e da dove veniamo: il Signore «plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita» (Gen 2,7) e con Lui, senza il quale rimarremo polvere, risorgeremo dalle nostre ceneri. Non dobbiamo dimenticarci questo, pensando di essere autosufficienti e invincibili senza di Lui. La Quaresima serve dunque a ricordarci chi è il Creatore e chi la creatura, a spogliarci della pretesa di bastarci e a cambiare sguardo su noi stessi per far cadere le maschere che indossiamo ogni giorno e lottare contro le nostre falsità e ipocrisie.

Il secondo invito è a ritornare a Dio e ai fratelli. Infatti, ha continuato il pontefice, se ritorniamo alla verità di ciò che siamo e ci rendiamo conto che il nostro io non basta a sé stesso, allora scopriamo di esistere solo grazie alle relazioni: quella con il Signore e quelle con gli altri. La Quaresima è quindi il tempo favorevole per aprirci nel silenzio alla preghiera e uscire dalla fortezza del nostro io chiuso, per spezzare le catene dell’individualismo e riscoprire, attraverso l’incontro e l’ascolto, chi ci cammina accanto ogni giorno. In generale, questo percorso va realizzato seguendo tre grandi vie: l’elemosina, la preghiera e il digiuno. Bisogna però ricordarsi di non affrontarle come riti esteriori, ma come gesti che esprimono un rinnovamento del cuore. Il Papa ha concluso l’omelia dicendo:

«Mettiamoci in cammino nella carità: ci sono dati quaranta giorni favorevoli per ricordarci che il mondo non va rinchiuso nei confini angusti dei nostri bisogni personali e riscoprire la gioia non nelle cose da accumulare, ma nella cura di chi si trova nel bisogno e nell’afflizione. Mettiamoci in cammino nella preghiera: ci sono dati quaranta giorni favorevoli per ridare a Dio il primato nella vita, per rimetterci a dialogare con Lui con tutto il cuore, non nei ritagli di tempo. Mettiamoci in cammino nel digiuno: ci sono dati quaranta giorni favorevoli per ritrovarci, per arginare la dittatura delle agende sempre piene di cose da fare, le pretese di un ego sempre più superficiale e ingombrante, e scegliere ciò che conta. Fratelli e sorelle, non disperdiamo la grazia di questo tempo santo: fissiamo il Crocifisso e camminiamo, rispondiamo con generosità ai richiami forti della Quaresima. E al termine del tragitto incontreremo con più gioia il Signore della vita, incontreremo Lui, l’unico che ci farà risorgere dalle nostre ceneri».

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