Omelia di Papa Francesco alla messa per la comunità congolese a Roma.
Omelia di Papa Francesco alla messa per la comunità congolese a Roma.
«Se ci chiediamo qual è il nostro compito nel mondo, che cosa dobbiamo fare come Chiesa nella storia, la risposta del Vangelo è chiara: la missione. Andare in missione, portare l’Annuncio, far sapere che Gesù è venuto dal Padre. […] Tutti siamo missionari di Gesù. Ma tu puoi dire: “Io non so come si fa, non sono capace!”. Il Vangelo ci stupisce ancora, mostrandoci il Signore che invia i discepoli senza aspettare che siano pronti e ben allenati: non erano con Lui da molto tempo, eppure li manda. Non avevano fatto studi di teologia, eppure li manda. E anche il modo in cui li invia è pieno di sorprese. Cogliamo dunque tre sorprese, tre cose che ci stupiscono, tre sorprese missionarie che Gesù riserva ai discepoli e riserva a ciascuno di noi se noi lo ascoltiamo».
Nell’omelia della messa per la comunità congolese a Roma celebrata ieri, Papa Francesco ha indicato queste tre sorprese: l’equipaggiamento, il messaggio e lo stile. Per come si intende di solito il primo, un insieme di cose materiali sembra necessario per affrontare missioni in luoghi sconosciuti. Invece, Gesù dice: «Non portate borsa, né sacca, né sandali» (Lc 10,4). Dunque, non servono per forza strutture, soldi e mezzi, perché più si è liberi, semplici e umili, più lo Spirito Santo ci guida e ci fa protagonisti delle sue meraviglie. L’equipaggiamento fondamentale è un altro, ovvero il fratello, visto che Cristo invia i discepoli «a due a due» (Lc 10,1). Non c’è annuncio senza comunione.
Per il pontefice, la seconda sorpresa è il messaggio, che sembrerebbe logico dover imparare e studiare a fondo per poterlo comunicare in maniera convincente. Se questo è vero, dobbiamo anche ricordarci che Gesù consiglia ai discepoli solo due frasette. La prima è un semplice saluto: «In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”» (Lc 10,5). Un cristiano si deve quindi presentare come un portatore di pace. Se si diffondono rabbia e falsità, allora non si opera per Cristo. Poi, la seconda frase è: «È vicino a voi il regno di Dio!» (Lc 10,9). L’annuncio dello stile del Signore, fatto di vicinanza, compassione e tenerezza, è essenziale. Solo vivendo con questo sguardo il mondo non sarà più un campo di battaglia, ma un giardino di pace. Per tutto ciò non servono grandi discorsi, ma poche parole e tanta testimonianza.
Infine, il Papa ha parlato della sorpresa dello stile, considerando che Gesù ha chiesto di andare nel mondo «come agnelli in mezzo ai lupi» (Lc 10,3). Il buon senso dice di imporsi e primeggiare, invece Egli invita a mettere da parte ogni istinto di sopraffazione e arroganza. Questo non significa essere ingenui, ma stare nel gregge assieme agli altri e trovare sicurezza nel suo Pastore. Se amare tutti in pace può sembrare una cosa da perdenti, occorre ricordarsi che è così che Cristo che ha vinto il mondo.
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