Amare Dio con tutta la vita e il prossimo come sé stessi si fa con l’adorazione e il servizio

Omelia di Papa Francesco alla messa di chiusura dell’assemblea del sinodo sulla sinodalità.

«“Qual è il grande comandamento?” (Mt 22,36). […] qual è la cosa più importante? Qual è il centro propulsore? Che cosa conta di più, tanto da essere il principio ispiratore di tutto? […] la risposta di Gesù è chiara: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso” (Mt 22,37-39)». È una domanda fondamentale quella posta da un dottore della Legge a Cristo, come fondamentale è la risposta che indica il principio da cui tutto comincia e ricomincia: amare.

Nell’omelia della messa a conclusione della sedicesima assemblea generale ordinaria del sinodo dei vescovi, Papa Francesco propone due «movimenti del cuore» per tradurre questo slancio di amore: adorare e servire. «L’adorazione è la prima risposta che possiamo offrire all’amore gratuito, all’amore sorprendente di Dio. Lo stupore dell’adorazione è essenziale nella Chiesa, soprattutto in questo momento in cui abbiamo perso l’abitudine dell’adorazione. Adorare, infatti, significa riconoscere nella fede che solo Dio è il Signore e che dalla tenerezza del suo amore dipendono le nostre vite, il cammino della Chiesa, le sorti della storia. Lui è il senso del vivere. Adorando Lui ci riscopriamo liberi noi».

Nelle Scritture, continua il pontefice, questo atteggiamento è spesso associato alla lotta contro l’idolatria. Gli idoli, che siano mondani o camuffati di spiritualità, ci ingannano, non realizzano mai ciò che promettono, ci rendono schiavi. Essi, infatti, sono opera dell’essere umano, mentre Dio non è fatto come spesso lo pensa l’uomo e non dipende da quanto ci attendiamo da Lui. Non possiamo dunque pensare di controllare il Signore e rinchiudere il suo amore nei nostri schemi, perché Lui può sconvolgere le nostre attese. Il Suo agire domanda stupore e adorazione.

Il secondo verbo proposto dal Papa è servire. «Nel grande comandamento Cristo lega Dio e il prossimo, perché non siano mai disgiunti. Non esiste un’esperienza religiosa che sia sorda al grido del mondo, una vera esperienza religiosa. Non c’è amore di Dio senza coinvolgimento nella cura del prossimo, altrimenti si rischia il fariseismo. […] Essere Chiesa adoratrice e Chiesa del servizio, che lava i piedi all’umanità ferita, accompagna il cammino dei fragili, dei deboli e degli scartati, va con tenerezza incontro ai più poveri». Per Francesco la Chiesa che siamo chiamati a sognare deve essere serva di tutti, in particolare degli ultimi, e un porto di misericordia che accoglie, serve, ama, perdona.

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