Chi sa vedere prima di tutto la grazia di Dio scopre l’antidoto alla sfiducia

Omelia di Papa Francesco nella festa della Presentazione del Signore e nella XXIV Giornata mondiale della vita consacrata.

«Saper vedere la grazia è il punto di partenza. Guardare indietro, rileggere la propria storia e vedervi il dono fedele di Dio: non solo nei grandi momenti della vita, ma anche nelle fragilità, nelle debolezze, nelle miserie. Il tentatore, il diavolo insiste proprio sulle nostre miserie, sulle nostre mani vuote. […] Noi vediamo che ciò in parte è vero e andiamo dietro a pensieri e sentimenti che ci disorientano. E rischiamo di perdere la bussola, che è la gratuità di Dio. Perché Dio sempre ci ama e si dona a noi, anche nelle nostre miserie. […] Oggi possiamo chiederci: “Io, a chi oriento lo sguardo: al Signore o a me?”. Chi sa vedere prima di tutto la grazia di Dio scopre l’antidoto alla sfiducia e allo sguardo mondano.»

Nel giorno della festa della Presentazione del Signore e della XXIV Giornata mondiale della vita consacrata, nell’omelia della messa per i membri degli istituti di vita consacrata e delle società di vita apostolica Papa Francesco parte dall’esempio di Simeone, che, unico, riconosce nel bambino portato al tempio il Salvatore e dice «I miei occhi han visto la tua salvezza» (Lc 2,30). Lui ha avuto la visione di ciò che conta realmente nella vita. Non gli averi del mondo, ma il dono del Signore. La vita consacrata è questa visione.

«Per avere lo sguardo giusto sulla vita chiediamo di saper vedere la grazia di Dio per noi, come Simeone. Il Vangelo ripete per tre volte che egli aveva familiarità con lo Spirito Santo, il quale era su di lui, lo ispirava, lo smuoveva (cfr vv. 25-27). Aveva familiarità con lo Spirito Santo, con l’amore di Dio. La vita consacrata, se resta salda nell’amore del Signore, vede la bellezza. Vede che la povertà non è uno sforzo titanico, ma una libertà superiore, che ci regala Dio e gli altri come le vere ricchezze. Vede che la castità non è una sterilità austera, ma la via per amare senza possedere. Vede che l’obbedienza non è disciplina, ma la vittoria sulla nostra anarchia nello stile di Gesù.»

Per il Papa, solo così si riesce ad allontanare lo sguardo mondano, ripiegato sull’io. Lamentele, pettegolezzi, abitudinarietà non fanno più vedere il Signore in ogni cosa e il cuore si rattrappisce. Invece, chi vive per servire il prossimo dimostra di avere sempre lo sguardo fisso su Gesù. Nella vita consacrata il prossimo si trova anzitutto nella propria comunità.

«Gli occhi di Simeone han visto la salvezza perché la aspettavano (cfr v. 25). Erano occhi che attendevano, che speravano. […] Guardandosi attorno, è facile perdere la speranza: le cose che non vanno, il calo delle vocazioni… […] Ma guardiamo al Vangelo e vediamo Simeone e Anna: erano anziani, soli, eppure non avevano perso la speranza, perché stavano a contatto col Signore. Anna “non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere” (v. 37). Ecco il segreto: non allontanarsi dal Signore, fonte della speranza. Diventiamo ciechi se non guardiamo al Signore ogni giorno, se non lo adoriamo.»

Leggi qui il testo completo dell’omelia